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 I diritti umani e la Chiesa

I diritti umani e la Chiesa

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 22/12/2018

10 Dicembre 2018! Scrivo il giorno stesso in cui, settanta anni fa, l’Assemblea Generale della Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: 10 dicembre 1948.

Il 1° Gennaio dello stesso anno era entrata in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana.

Questa, dopo la “notte” fascista, afferma i valori fondanti la democrazia e detta le regole della convivenza civile ispirate a un forte intreccio tra i concetti e i diritti di libertà e di uguaglianza.

La Dichiarazione dell’ONU sancisce i diritti uguali e inalienabili per ogni essere umano come dignità della persona e fattore di progresso sociale.

Carte entrambe che hanno alle spalle un lungo percorso storico di lotte e conquiste, di contraddizioni, arretramenti, sviluppo. Un percorso che a tutt’oggi trova non poche difficoltà per la piena attuazione di quei principi sbandierati sui palchi e calpestati per le strade, affermati a parole e negati nei fatti.

Questa contraddizione attraversa sia la politica populista dell’attuale maggioranza “legastellata” in fatto di emigrazione e minoranze etniche, come pure il magistero ecclesiale in fatto di eugenetica, omosessualità, eutanasia, questione femminile e problema “staminali”!

Si tratta di un cammino difficile e tortuoso per quanto riguarda la Chiesa.

Troppo legata a una concezione verticale dell’autorità da una parte e ad un uso fondamentalista e manualistico della Bibbia dall’altra, sempre ripiegata sulla difensiva, non fu facile per la Chiesa cattolica accettare le rivoluzioni che portarono al riconoscimento dei diritti umani.

Basti pensare che i papi dell’Ottocento hanno condannato la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 26 agosto 1789 in quanto la vedevano come «una via di emancipazione del consorzio civile dalla direzione della Chiesa sulla società». In sostanza, pensavano che i diritti degli esseri umani, necessariamente mutevoli, si opponessero a quelli di Dio – fondati sulla verità e quindi eterni – di cui era depositaria la Chiesa.

«Un conflitto tra verità e libertà, dunque, che di fatto cade davanti alle grandi dittature. Queste fanno riscoprire agli oppositori cattolici – come il vescovo Clemens August von Galen – l'importanza dei diritti umani. (…) Le posizioni cattoliche a favore dei diritti umani – la più rilevante fu senza dubbio quella di Jacques Maritain – si moltiplicano durante e dopo la seconda guerra mondiale, e svolgeranno un ruolo non secondario nella stesura della Carta del 1948». (Lucetta Scaraffia su L’Osservatore Romano del 1° dic. 2018).

La svolta fondamentale si ebbe, poi, con l’azione di papa Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II. Nella quaresima dell’anno giubilare del Duemila, Giovanni Paolo II riconobbe le colpe del passato chiedendo perdono per le stragi e i delitti di cui “i figli della Chiesa” si erano resi responsabili nel corso della storia.

Ciononostante, pur plaudendo alle grandi aperture di papa Francesco per quanto riguarda il diritti dei migranti e l’impegno della Chiesa a favore dei poveri e di tutte le vittime in genere, dobbiamo lamentare la grandi difficoltà che la Chiesa incontra per un’apertura accogliente e dignitosa nei confronti degli omosessuali.

Franco Barbero, nel bellissimo e ricco libro curato da Paolo Moiola Nelle mani di Golia: I diritti dell’uomo tra stato e mercato (libro al quale il sottoscritto ha collaborato con due articoli inerenti proprio il nostro discorso), lamenta testualmente: «La gerarchia ha perso il treno della storia nella quale le scienze hanno da tempo proibito di considerare l’omosessualità una patologia da curare».

Abbiamo accennato all’“uso fondamentalista e manualistico della Bibbia”. Ebbene, il pieno riconoscimento di cittadinanza agli omosessuali e alla minoranze di genere nella Chiesa avverrà solo dopo aver riconquistato il valore liberante e salvifico del Messaggio Biblico e dopo che si sarà abbandonato, in fatto di morale, il principio castrante di una inesistente “legge di natura” nella quale si sono mummificate, nel tempo, leggi e tradizioni datate. Passeranno anni!

Noi, intanto, continuiamo a dar voce al grido di padre Turoldo:

Folle sedotte e ingannate

da sempre,

senza che uno le ami,

da sempre:

almeno voi lasciatele libere,

voi almeno,

inviati di Dio.

 *  Aldo Antonelli è prete “freelance” ad Avezzano e coordinatore di Libera per la provincia di L’Aquila.

Riflessioni per i 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

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