
Dentro le Scritture, oltre le religioni. un libro sulla teologia di Armido Rizzi
Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 26/01/2019
39666 ROMA-ADISTA. Non succede spesso che un teologo racconti un altro teologo. Ma quando accade i risultati possono essere particolarmente interessanti e originali. Parliamo di Dentro la Bibbia. La teologia alternativa di Armido Rizzi (Gabrielli ed., pp. 384, 25€; il libro, senza spese di spedizione aggiuntive, può essere richiesto ad Adista: tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, cliccando qui).
Il teologo che ha scritto il libro è Carmine Di Sante, una delle voci più autorevoli nell’odierno panorama degli studi teologici in Italia. Di Sante ha studiato teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi, dove poi ha anche insegnato; si è specializzato in Scienze Liturgiche presso il Pontificio Ateneo “S. Anselmo” di Roma e successivamente si è laureato in psicologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Particolarmente attento alla riflessione sull’Antico Testamento, per venti anni ha lavorato come teologo al SIDIC (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma, centro fondato dopo il Vaticano II per promuovere l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate e il dialogo ebraico-cristiano.
Protagonista del libro, un altro grande teologo e filosofo italiano, Armido Rizzi, pensatore originalissimo e geniale che, a partire da una presa di distanza definitiva dal tomismo (ossia del tentativo di conciliazione, avviato da Tommaso d’Aquino nel XIII secolo, del Dio della Bibbia con il Dio dei filosofi), ha avviato, dopo il Concilio, una continua e coerente decostruzione della cosiddetta “ellenizzazione” della teologia. A questo tema in particolare è dedicata la prima parte dello studio di Carmine Di Sante su Rizzi: l’ellenizzazione, spiega di Sante, è quel fenomeno storico e teorico, che ha radici nell’insegnamento di Paolo di Tarso, secondo il quale il Dio biblico, per essere compreso ed efficacemente annunziato ad un mondo non ebraico, ha bisogno del ricorso alle categorie del pensiero greco, dell’eros platonico da una parte e del logos aristotelico dall’altra. Questa circostanza porta ad una prima forte contraddizione tra la teologia “tradizionale”, compresa quella del Ratzinger teologo e papa, con quella di Armido Rizzi. Ratzinger infatti «ritiene il logos greco necessario alla fede; Rizzi è convinto del contrario: che esso non solo non è necessario alla comprensione del racconto biblico, e più in generale di ogni racconto o “mito” religioso, ma che è incompatibile con la sua veritas, altra dalla veritas del logos della filosofia. Rinunciare pertanto al logos della filosofia non vuol dire per Rizzi consegnare l’esperienza religiosa all’irrazionale, al soggettivismo o all’emozione, ma che essa custodisce un logos altro da quello della filosofia greca che, oggettivatosi nei racconti o “miti” religiosi, esige di essere interpretato ed esplicitato».
La teologia di Rizzi è radicalmente “alter-nativa”, in questo duplice senso: pone al centro della sua riflessione non più l’io ma “l’altro”; inoltre, si tratta di una teologia “altra” rispetto a quella dominante nei trattati classici. Oltre a liberare la Bibbia dal logos filosofico e metafisico con il quale è stata declinata durante i secoli, Rizzi parla di un Dio della libertà, della gratuità e della misericordia, «creatore di un uomo vocato e in-vocato alla responsabilità dell’amore altrettanto gratuito e misericordioso nei confronti dello straniero, dell’orfano, del povero e della vedova, cioè nei confronti di ogni uomo nel suo essere di bisogno o volto».
Particolarmente importante il capitolo intitolato “oltre le religioni” in cui Di Sante racconta un altro caposaldo della teologia di Rizzi, forse quello di più cogente attualità e valore “profetico”. Il capitolo riprende il titolo di una serie di pubblicazioni teologiche edite da Gabrielli (di cui Adista ha ampiamente parlato) che coinvolgono teologi di punta della ricerca teologica mondiale. La teologia di Rizzi si situa all’interno di questo più ampio e profetico filone. «La tesi di fondo della teologia rizziana è che tutte le religioni sono fonti di salvezza perché in ciascuna di esse opera la potenza del risorto in forma anonima, non diversamente da come operava nei due discepoli del racconto lucano risvegliandoli alla speranza e al coraggio: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino? (Lc 24,32)». Di Sante osserva però che «l’Europa moderna, caso unico nella storia delle civiltà, è un’Europa che da secoli ha preso le distanze dalle religioni», dando così origine alla secolarizzazione. Rispetto a questo fenomeno, «Rizzi si chiede se non ci sia un rapporto anche tra il Cristo e l’uomo secolarizzato e se la secolarizzazione stessa non possa essere un luogo di salvezza, allo stesso modo delle religioni». E la risposta è affermativa, perché c’è una rivelazione di Dio anche al di fuori delle religioni: è quella che il Vaticano II chiama “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et Spes, 16)».
Parte superiore del fronte di copertina del libro di Carmine Di Sante, Dentro la Bibbia. La teologia alternativa di Armido Rizzi, Gabrielli Editori 2018 - immagine tratta dal sito dell'editore
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