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Diritti umani e rapporti internazionali: UA contro UE sui

Diritti umani e rapporti internazionali: UA contro UE sui "centri regionali di sbarco"

Il tentativo di “scaricare” il problema sui Paesi della sponda Sud del Mediterraneo non convince l'Unione Africana, intenzionata a bocciare la proposta dell'estate scorsa del Consiglio Europeo di creare delle grandi “Piattaforme regionali di sbarco” extraterritoriali, dove rispedire i migranti intercettati nelle acque non europee o internazionali e lì prendere in carico le richieste di protezione internazionale dei migranti stessi.

La notizia è stata diffusa dal Guardian, quotidiano britannico che ieri ha dichiarato di essere in possesso di un «common african position paper» nel quale i 54 Paesi del continente nero invitano gli Stati membri bagnati dal Mediterraneo a rifiutare i grandi hot spot UE sul loro territorio. Con questo piano i capi di Stato e di governo europei darebbero vita a dei «centri di detenzione di fatto», vi si legge, violando la sovranità africana; scaricando l'aspetto più oneroso dei processi migratori fuori dal territorio europeo; e calpestando i diritti umani delle persone lì detenute alla stregua di quanto succede quotidianamente in Libia, Paese che già intrattiene con Bruxelles relazioni bilaterali in materia di migrazioni.

Il Guardian ricorda che «alcuni Stati del nord, tra cui il Marocco, hanno già respinto la proposta dell'UE sulle nuove "piattaforme"», ma anche che «all'interno dell'Unione Africana vi sono preoccupazioni che altri governi membri potrebbero essere persuasi dall'offerta di fondi per lo sviluppo».

«Quando l'UE vuole qualcosa, di solito la ottiene», ha detto un alto funzionario dell'UA al Guardian: «Le capitali africane temono che questo piano vedrà l'instaurazione di qualcosa di simile ai moderni mercati degli schiavi, con i "migliori" africani che vengono ammessi in Europa e gli altri gettati indietro».

In ultima istanza, si legge ancora nel paper, l'UA accusa l'Unione Europea di aggirare l'organismo e stipulare accordi bilaterali con gli Stati membri interessati, «senza il coinvolgimento dell'UA e delle sue istituzioni pertinenti». Il che rappresenta una «minaccia ai progressi significativi realizzati negli rapporti di partenariato e dialogo tra le due Unioni».

* Foto di Ggia, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza.

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