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L'Islam, la laicità, i pregiudizi

L'Islam, la laicità, i pregiudizi

Tratto da: Adista Documenti n° 12 del 30/03/2019

Islam e laicità. È un argomento ricorrente nelle polemiche anti-islamiche. La laicità è uno dei temi fissi degli esami che non finiscono mai a cui vengono sottoposte le organizzazioni islamiche e i singoli musulmani. È un argomento che viene usato per discriminare i musulmani e per dire che essi appartengono ad una civiltà inferiore che non avrebbe ancora acquisito il valore della “laicità”. Ma di che laicità si parla se questo termine viene usato per discriminare? Il principio di non discriminazione, invece, dovrebbe essere uno dei cardini del concetto di laicità. Chi lo dimentica, perché accecato dall’islamofobia, non fa altro che proseguire la politica dei nazisti che propagandavano il loro antisemitismo come «lotta per la civiltà»1. Quello della “civiltà” è un tema che è stato ripreso e rilanciato nel 1992 da Samuel P. Huntington nel suo libro Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, e dai cosiddetti “teocon” nostrani, come Marcello Pera, quello che aveva stretti rapporti con papa Ratzinger, che lanciò un po’ di anni fa (2006) un manifesto intitolato “Per l’Occidente forza di civiltà”2. Un manifesto che si concludeva con: «L'Occidente è vita. L'Occidente è civiltà. L'Occidente è libertà». Corsi e ricorsi storici e islamofobia come variante dell’antisemitismo.

E che di discriminazione si tratta è dimostrato dal fatto che vengono sistematicamente ignorati o mistificati i documenti prodotti dalle organizzazioni islamiche europee o da singoli pensatori musulmani sul tema della laicità. Ci riferiamo in particolare al documento “Carta dei musulmani d'Europa”3, proposto dalla Federazione delle organizzazioni islamiche d'Europa (FIOE www.fioe.org) e firmato dalle organizzazioni islamiche di 28 Paesi europei. Il processo di elaborazione è stato abbastanza lungo e il suo inizio è precedente all’11 settembre del 2001, risalendo all’inizio dell’anno 2000. Le tappe che hanno portato alla realizzazione della Carta sono una riunione plenaria di numerose organizzazioni musulmane europee tenuta nel 2002 a Bruxelles; la sua adozione nel 2006 dalla Lega degli Imam d’Europa a Vienna; e infine la sua approvazione definitiva, dopo numerosi suggerimenti e emendamenti, il 10 gennaio 2008 a Bruxelles da più di 400 istituzioni ed organizzazioni islamiche d'Europa di 28 Paesi europei.

Nell’introduzione si definiscono i principali motivi che hanno ispirato la realizzazione della Carta fra cui:

1) La necessità di consolidare una cittadinanza fondata sulla giustizia, l’uguaglianza dei diritti ed il riconoscimento dei musulmani come comunità religiosa europea.

2) La necessità di consolidare i valori del dialogo e della pace per il benessere della società, ed il rafforzamento dei valori della moderazione, del dialogo e degli scambi tra i popoli e le civiltà lontano da ogni forma di estremismo o di marginalizzazione.

Il documento è diviso in due capitoli, uno affronta il tema “della comprensione dell’islam”, il secondo quello della “presenza islamica nella società”.

Nel primo capitolo si possono trovare affermazioni quali quello del «pieno rispetto per l’umanità in generale», «il rispetto del pluralismo» e «la diversità tra le persone» come «qualche cosa di naturale». «L’islam – è scritto sulla Carta – onora l’essere umano e lo considera vicario di Dio sulla Terra. Questa dignità è riconosciuta a tutti gli esseri umani, uomini o donne essi siano, senza distinzione alcuna. Il rispetto della dignità dell’uomo consiste anche nel proteggerlo da tutto ciò che può danneggiare la sua salute fisica e mentale, o da chi approfitta della sua debolezza per sfruttarlo o privarlo dei suoi diritti».

Sul tema dei diritti delle donne, che sempre viene sollevato nelle polemiche anti-islamiche, la Carta è categorica laddove afferma che:

«L’islam invita alla perfetta uguaglianza tra uomo e donna in quanto esseri umani, nel reciproco rispetto. Considera che la vita equilibrata si basa sulla complementarità e l’armonia tra l’uomo e la donna. Rinnega ogni idea o comportamento che sottovaluta la donna o che la priva dei suoi diritti, anche se purtroppo abitudini errate sono ancora presenti in certi ambienti musulmani. L’islam riconosce alla donna il suo ruolo insostituibile nella società e rifiuta ogni forma di sfruttamento della donna ed ogni comportamento atto a ridurla a semplice oggetto di piacere». Nel secondo capitolo c’è una affermazione anche qui categorica sul tema della laicità.

«I musulmani d’Europa – leggiamo ancora sulla Carta – rispettano il principio della laicità che si fonda sulla neutralità dello Stato rispetto alle religioni. Ciò implica un trattamento ed una relazione equa con tutte le religioni, e la possibilità per i fedeli di esprimere le loro convinzioni e di praticare il proprio culto sia nel pubblico che nel privato, individualmente o in modo congregazionale, conformemente a quanto previsto dalle dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dalle convenzioni internazionali. Partendo da questo presupposto, i musulmani d’Europa, come comunità religiosa, hanno il diritto di costruire le loro moschee, di creare le loro associazioni religiose, educative e sociali, di praticare il loro culto e i loro riti religiosi, e di rispettare le prescrizioni della loro religione nella loro vita quotidiana, sia per quanto riguarda la loro alimentazione, l’abbigliamento o altro».

Cosa aggiungere di più? Quando si contesta alle organizzazioni islamiche italiane o europee la loro “mancanza di laicità” a quale laicità si fa riferimento? Cosa si intende dunque per “laicità”?

E cosa è “laicità” senza una forte tutela della libertà di religione, con tutte le religioni uguali di fronte alla legge? Cosa è laicità dello Stato senza una netta separazione tra la sfera politica e la sfera religiosa e senza l’abbandono del principio del cosiddetto giurisidizionalismo sancito dalla Pace di Augusta del 1555 del «cuius regio, eius et religio»?

Come è noto nella nostra Costituzione manca un’affermazione esplicita del carattere laico del nostro ordinamento. Ma esso risulta chiaro dal combinato disposto degli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione (vedi l’art. 8 dove si afferma che «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge»). Inoltre il principio di laicità è stato affermato in modo netto dalla giurisprudenza costituzionale. Perché dunque si usa la questione della “laicità” per discriminare l’islam dalla nostra società come fanno oramai da anni partiti come la Lega e i partiti della galassia nazi-fascista che sobillano regolarmente le popolazioni contro la costruzione delle moschee?

Non sono i musulmani a non essere “laici”, ma è il nostro Stato che è ancora profondamente legato alla legislazione fascista e al concordato del 1929 che definiva la religione cattolica come “religione di Stato” e le altre religioni come «culti ammessi», tant’è che la legge fascista sui culti ammessi non è stata abrogata e costituisce ancora la legge di riferimento sulla “libertà religiosa”, il che è una vera aberrazione.

E per concludere queste brevi note, occorre richiamare un documento pressoché ignorato nel dibattito sul tema della “laicità” nell’Islam. Mi riferisco alla Carta di Medina4 che, dal mio punto di vista, può considerarsi il primo documento “laico” della storia in quanto regolava i rapporti esistenti nella città di Medina ai tempi del Profeta Muhammad fra i musulmani gli ebrei e i pagani che risiedevano nella città. Il documento fu redatto per metter fine esplicitamente al conflitto intertribale tra i clan delle tribù medinesi dove non è richiamato alcun versetto del Corano.

Per effetto di esso fu individuato un certo numero di diritti e di responsabilità per la comunità islamica emigrata dalla Mecca e i musulmani di Yathrib, per gli israeliti e per i pagani, collocandoli all'interno di una nuova struttura sociale che fu chiamata Umma (Comunità).

Si tratta di un testo che nel suo complesso è legato alla realtà tribale e consuetudinaria di quel tempo e di quel luogo.

Alcuni principi contenuti in quel Patto sono esemplari e credo vadano sottolineati per tutti coloro che negano la “laicità” dei musulmani.

C’è il principio, in caso di guerra, del rilascio dei prigionieri «con gentilezza e giustizia in accordo alle pratiche fra i credenti e non in accordo alle nozioni pre-islamiche». C’è il principio del trattamento «con equità (equità sociale, legale ed economica è promessa a tutti i cittadini leali dello stato)» per «Quegli Ebrei che seguono i credenti». C’è il principio di non discriminazione laddove si afferma che «Nessun Ebreo verrà offeso per il fatto di essere Ebreo» e che «I nemici degli Ebrei che ci seguono non verranno aiutati». C’è il principio che la pace è per tutti: «La pace dei credenti (dello stato di Medina) non può essere divisa (è o pace o guerra per tutti. Non può essere che una parte della popolazione sia in guerra con gli stranieri e l’altra parte in stato di pace)». E, infine, che «Le condizioni della pace e della guerra e gli agi o le sofferenze che ne conseguono devono essere eque e giuste per tutti i cittadini allo stesso modo». Si usa il termine «cittadini».

Che dire di più? L’islamofobia si nutre di ignoranza e fa proprio specie quando questa ignoranza viene sollecitata da quanti si dichiarano “laici” e pretendono di fare gli esami a chi la laicità la pratica da alcuni millenni.

I musulmani delle origini erano laici come laici erano i primi seguaci di Gesù che costituirono “ecclesia” e non templi e le ecclesie erano «nelle libere città dell’antica Grecia, l’assemblea popolare in cui si discuteva e si deliberava sulle questioni di interesse generale e alla quale partecipavano con diritto di parola e di voto tutti i cittadini nel pieno possesso dei loro diritti». I templi erano il luogo del sacro, le “ecclesia” il luogo della laicità. La laicità è dunque un terreno di incontro e non di scontro tra seguaci di Gesù di Nazareth e di Muhammad. 

Giovanni Sarubbi è fondatore e direttore de “Il Dialogo” (www.ildialogo.org), periodico di Monteforte Irpino, testata da sempre in prima linea nel dialogo ecumenico e interreligioso, fra le principali promotrici della “Giornata del dialogo cristiano-islamico”.   

1. Storia della Shoah, vol. 2 pag. 268 2. Vedi https://www.ildialogo.org/teocon/perloccidente.pdf. 3. Vedi https://www.ucoii.org/documento/carta-dei-musulmani-deuropa/ oppure http://www.centroislamico.it/pdf/carta_musulmani_europa.pdf 4. Per il testo integrale del Patto di Madinah, vedi Ibn Hisham, al- Sirah al- Nabawiyyah [La biografia del Profeta] (Damasco: Dar al-Kunuz al-Adabiyyah, n.d.), vol. 1, pp. 501-502. Una traduzione in italiano è reperibile al sito: https://associazionemusulmane.wordpress.com/il-profeta-muhammedpbsl/ la-costituzione-di-medina/; vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/ Costituzione_di_Medina 

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