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Suora tedesca: i preti? Maschi o femmine, purché qualificati

Suora tedesca: i preti? Maschi o femmine, purché qualificati

Tratto da: Adista Notizie n° 12 del 30/03/2019

TUTZING-ADISTA. «È semplicemente naturale per le donne essere preti e non capisco le ragioni per cui ciò non avvenga». La questione è posta dalla priora di una delle comunità religiose femminili più importanti della Germania, il priorato benedettino di Tutzing, in Baviera, casa madre di una congregazione missionaria diffusa, con 1.300 religiose, in 19 Paesi del mondo. In un’intervista al sito ufficiale della Chiesa cattolica tedesca katholisch.de (7/3), suor Ruth Schönenberger, 68 anni, priora dal 2015, interviene sulla questione della parità di genere nella Chiesa, affermando con decisione di essere «sorpresa che la presenza di Cristo sia stata ridotta al sesso maschile»; «Anche qui a Tutzing abbiamo eccellenti teologhe qualificate. L’unica cosa che manca loro è l’ordinazione, nient’altro». «Spesso mi chiedo – prosegue – perché questa differenziazione sia fatta in base al sesso e non alla qualificazione e all'istruzione superiore. Si dovrebbe nuovamente guardare più a ciò che costituisce il lavoro di un prete. Se è il capo di una parrocchia, allora deve fare molte cose che probabilmente non ha mai imparato. Deve essere questo? Ora ci sono anche altre soluzioni. Non voglio dire che ci devono essere un numero tot di donne e un numero tot di uomini, in un certo ruolo, ma si dovrebbe cercare chi è qualificato per questo compito. La nostra attuale immagine del sacerdote va fondamentalmente rivista. A volte mi chiedo se i preti non stiano resistendo agli sviluppi di questo momento». Non si tratta, per le donne, di avere una posizione di leadership perché donne, ma perché qualificate; lo stesso deve valere per gli uomini.

Schönberger, responsabile di 70 suore a Tutzing e di altre due comunità benedettine, è molto ferma nel sostenere che i criteri per accedere al sacerdozio non devono essere basati sul genere: «La nostra immagine o concezione attuale del sacerdozio – spiega nell’intervista – deve essere urgentemente e radicalmente rivista, e sono davvero stupita che i preti stessi non protestino maggiormente contro ciò che accade oggi, dal momento che li riguarda». «La misura in cui questo disequilibrio di potere è presente nel mondo è molto allarmante – osserva suor Ruth – e tanto più lo è il fatto che non abbiamo ancora imparato a affrontarlo. È una cosa che dobbiamo affrontare con rigore». Per farlo, occorre una discussione più aperta e non «confortare le donne in qualche modo, per esempio promettendo di studiare la questione delle donne diacono».

Ogni giorno, argomenta suor Schönberger, si vivono esperienze di subordinazione: «Se noi, come gruppo di religiose, vogliamo celebrare l’eucaristia insieme, dobbiamo far venire un uomo, ogni giorno. Si mette all’altare e guida la celebrazione. Noi non possiamo farlo. Vogliamo cercare nuove forme di celebrazione adatte a noi e svilupparne di nuove». Lei e la sua comunità hanno aderito all’iniziativa per l’uguaglianza di genere lanciato lo scorso febbraio da suor Irene Grassman, priora del monastero benedettino di Fahr, in Svizzera, che ha invitato tutte le comunità benedettine del mondo, ma anche parrocchie e altre comunità, a includere nella Compieta la “preghiera del giovedì”: una preghiera per la riforma nella Chiesa e perché «in virtù del nostro Battesimo, donne e uomini siano membri alla pari della Chiesa», che «lavorano insieme in tutti i doveri e compiti, contribuendo a una Chiesa che progredisce». 

Foto [ritagliata] di suor Ruth Schönenberger tratta dal blog di Sabino Paciolla

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