
"Addio alle armi": Torna a settembre "L'Altra Cernobbio", forum dei pacifisti italiani
Per rilanciare percorsi di azione condivisa nella società civile italiana; per non arrendersi all’idea che riarmo e militarizzazione siano ormai vie obbligate per le nazioni; per costruire una prospettiva di «pace positiva» e di giustizia sociale; per lanciare la proposta di un “Peace deal” per l’Europa e la comunità internazionale, «capace di proteggere popoli, comunità, ambiente, democrazia dalle scelte rapaci degli interessi armati»: per tutto questo, il 5 e 6 settembre prossimo torna L’Altra Cernobbio, iniziativa della società civile pacifista promossa da Sbilanciamoci! e da Rete italiana Pace e Disarmo, in collaborazione con ARCI Como. Giunto alla XV edizione, dal titolo “Addio alle armi. Idee e proposte in movimento contro il riarmo e le guerre”, il forum – che si pone in contrapposizione con il più noto “Forum di Cernobbio”, promosso dallo Studio Ambrosetti per radunare l’establishment internazionale e per discutere degli scenari dell’economia e della finanza – quest'anno intende aprirsi al confronto con il governo e le altre forze politiche, tutte invitate. Punto di partenza resta, infatti, l’analisi dell’attualità globale, ma il Forum intende spingere l’acceleratore sul fronte della proposta politica.
Al Forum sono invitati (il programma è ancora da definire ma hanno già confermato la presenza Angelo Bonelli, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Elly Schlein, Maurizio Acerbo) oltre 50 relatori e più di 200 rappresentanti delle organizzazioni impegnate per giustizia e i diritti, tra le quali Acli, Pax Christi, ARCI, ANPI, Emergency, Focolari, Movimento Nonviolento, CGIL, Legambiente, Greenpeace, Assopace Palestina, Fondazione PerugiaAssisi, ecc. Al centro della riflessione la corsa al riarmo e le «alternative per una politica di pace, di cooperazione internazionale, di sicurezza comune e condivisa».
«In Europa – spiegano Sergio Bassoli (Rete Pace e Disarmo) e Giulio Marcon (Sbilanciamoci!) – con il programma di ReArm Europe, il Green Deal viene messo in soffitta a favore di un War Deal che alimenta i pericoli di guerra e favorisce il business delle armi. Ci sarebbe bisogno invece di un Peace Deal che rafforzi la democrazia diminuisca il tasso di conflittualità e l’insicurezza globali, invece in continua e pericolosa crescita. Serve un’economia sostenibile fondata su diritti, lavoro, ambiente. Questa è la vera priorità, questa è la base di una Pace positiva che non potrà mai venire dalle armi».
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