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"Verona e il Medioevo delle famiglie": la condanna di un giudice

Stefano Celentano è un magistrato attivo presso la Sezione Famiglia del Tribunale di Napoli ed esponente di Magistratura Democratica. L'associazione di magistrati ha diffuso oggi una sua dichiarazione – “Verona e il Medioevo delle famiglie” – in merito al World Congress of Families (Wcf), il Congresso mondiale delle famiglie che si apre domani nel capoluogo scaligero. L'evento di Verona, afferma Celentano, «è un anacronistico simposio, in cui istanze repressive, pulsioni liberticide, messaggi inequivocabilmente omofobi e discriminatori avranno una cassa di risonanza non per il loro discutibile spessore culturale, ma perché ospiterà personaggi ed associazioni che, in Italia e all’estero, hanno fatto del pensiero discriminatorio, e di messaggi scientificamente inattendibili, la loro chiave di accesso ai temi della sessualità, maternità, famiglia e laicità». Argomenti questi che nel corso del tempo hanno trovato una più ampia, complessa e sistematica caratterizzazione in ambiti ben più qualificati, come le corti.

Secondo Celentano se è nota la portata offensiva del pensiero di molti relatori, è da condannare fermamente la partecipazione di tre ministri del nostro governo – i leghisti Matteo Salvini (Interno), Marco Bussetti (Istruzione, Università e Ricerca) e Lorenzo Fontana (Famiglia e Disabilità) – «a capo di dicasteri-chiave per l’immagine culturale del Paese» e l'ambiguo balletto del governo sul patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Qui non è in discussione «il diritto alla espressione del proprio pensiero», chiarisce il magistrato, ma «la matrice culturale del congresso», «del tutto contraria al diritto vivente, come elaborato dalle corti nazionali e sovranazionali e dalle normative a tutela del divieto di qualsiasi discriminazione e della assoluta parità di posizione tra gli individui, uomini e donne, a prescindere dal sesso e dall’orientamento sessuale. Dunque l’identità di tale iniziativa è profondamente minata nelle sue fondamenta e nella sua credibilità storica e sociale».

Celentano parla di «rigurgiti anacronistici ed antigiuridici», di fronte ai quali lo Stato e la Magistratura devono «esercitare un preciso dovere di testimonianza». È dovere di ogni magistrato non rivendicare posizioni politiche o culturali, ma «evidenziare, con il ruolo proprio di chi è chiamato per legge ad essere garante dei diritti in ossequio all’ordinamento, quale sia lo stato dell’arte del diritto vivente là dove circostanze specifiche, aggregazioni sociali, manifestazioni pubbliche, proposte di interventi normativi, si pongano come messaggeri di contenuti contrari ai principi di diritto».

Leggi la versione integrale della dichiarazione sul giornale online Questione Giustizia

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