Nessun articolo nel carrello

Il corto circuito di un papa emerito

Il corto circuito di un papa emerito

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 20/04/2019

«Ratzinger ha un grande limite: è senza dubbi! E coloro che non hanno dubbi non sono aperti al dialogo, né sono capaci di apprendere dagli altri» e soprattutto, aggiungiamo noi, non inseguono la verità, ma soltanto la riaffermazione dell’autorità. Così ebbe a dichiarare di Benedetto XVI Leonardo Boff all’indomani della sua elezione al soglio pontificio. Prendiamo questa cruda dichiarazione come chiave di lettura del documento del pontefice emerito card. Ratzinger: “La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali”. Più che documento, in realtà, si tratta, come lui stesso tiene a precisare, di un «insieme degli appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo mo mento difficile». (E aggiunge: «Il mio lavoro è suddiviso in tre parti. In un primo punto tento molto brevemente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni ‘60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare. In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa si tuazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti. Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta ri sposta da parte della Chiesa»).

Ad una prima, diciamo anche, affrettata, lettura del testo ci sembra doveroso rilevare alcuni punti che sono stati una costante del discorso di Ratzinger nel suo pontificato e che con l’età non è che abbiano subito uno sviluppo nel senso di una crescita e di una maturazione, ma si sono come incancreniti in una cortocircuitazione che non fa onore né all’intelligenza del filosofo, né alla fede del credente. Mi riferisco in particolare al difficile rapporto con la Modernità e, di conseguenza, alla deficitaria lettura dei fatti (nel caso nostro dello scandalo della pedofilia nella Chiesa) e della conseguente ricomprensione della fede nel “Nuovo Areopago” del terzo millennio.

Quanto alla “Modernità”, pur riconoscendo le dure critiche che da Illich a Latouche vanno condivise a tutti gli ismi che la accompagnano (efficientismo, tecnicismo, secolarismo, egocentrismo, automatismo, spettacolarismo, consumismo), non si può non apprezzare l’emancipazione che essa ha apportato per quanto riguarda il vivere e l’agire degli uomini e delle donne. Emancipazione che ha favorito lo spostamento dell’asse morale dall’ambito della legge all’ambito della coscienza. E scandalizza che proprio un papa rimpianga, come si evince dal documento, questo perduto connubio. Il ‘68, in particolare, ha sottratto i comportamenti umani dal potere delle legge e li ha ricondotti sotto la forza della coscienza personale. E non dovrebbe essere proprio questo il compito della Chiesa? Di questo sembra che Ratzinger non si avveda.

È riprovevole, inoltre, il tentativo sporco di criminalizzare il ‘68, identificato con i suoi aspetti più vistosamente deleteri, così da poter meglio condannarlo!

In ultimo, last but non least, ci lascia l’amaro in bocca l’addebitare il fenomeno della pedofilia nella Chiesa agli sconvolgimenti sessantottini piuttosto che agli ambienti chiusi che sono stati imposti nei seminari dalla “controriforma” wojtyliana, che ha stroncato le esperienze più belle, aperte e avanzate, come quella del Seminario per l’America Latina di Verona. E il sottoscritto non finisce di ringraziare Dio per esservi cresciuto. Assente ogni pur minima coscienza autocritica, mancano anche i necessari tentativi di soluzione per la fuoriuscita dallo scandalo! Documento, quindi, del tutto inutile.   

Aldo Antonelli  è prete “freelance” ad Avezzano e coordinatore di Libera per la provincia di L’Aquila

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.