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Don Aldo Antonelli sul Convegno Verona:

Don Aldo Antonelli sul Convegno Verona: "Quale famiglia? Quale Dio?"

Sull’ultimo numero di Rocca, il 9 (datato .mo maggio), don Aldo Antonelli, prete ad Antrosano (Aq) e referente per l'Abruzzo di Libera, svolge alcune considerazioni sul Convegno di Verona. «Nella manifestazione conclusiva dei partecipanti al Congresso Mondiale sulla Famiglia tenutosi a Verona  dal 29 al 30 Marzo scorso, tra i vari, alcuni osceni, manifesti e cartelloni, emergeva un grande poster con su scritto “DIO”!

Nel seguire la cronaca che ne faceva il giornalista televisivo scuotevo la testa e mi dicevo, sconsolato ed amareggiato: «Ma quale Famiglia! Quale Dio!».

“FAMIGLIA”! “DIO”! Queste parole gridate nelle piazze e nei congressi, scritte sui muri e nei manifesti non sono altro che trappole per l’inganno, tagliole che fanno prigionieri, placebo per la conoscenza e bavagli per la coscienza.

Ci sono parole che l'uso ha inchiodato a un unico significato, depotenziandole e sterilizzandole, seppellendo magari nell'inconscio collettivo tutta una pregnanza semantica che è andata perduta».

Dietro la parola “Famiglia”, spiega don Aldo, «si nascondono realtà contraddittorie e addirittura opposte come lo può essere una famiglia chiusa in se stessa e nel proprio interesse egoistico ed una famiglia aperta al dolore e alle sofferenze del mondo. La famiglia di due coniugi mafiosi, che persegue l’esclusivo interesse dei propri figli, con mezzi illeciti e intimidatori, con raccomandazioni e  minacce, cosa ha in comune con una famiglia di persone che condividono quotidianamente le sofferenze del mondo e ne sposano le lotte di promozione e di liberazione?». «In riferimento alla “famiglia naturale”, poi, trovo sorprendente la superficiale faciloneria con la quale preti e vescovi ne sposano la causa, dimentichi  del vangelo, là dove non solo non ricorre assolutamente nessun accenno in difesa dell’“istituto”, ma spesso se ne evidenzia il distacco, la critica e il superamento. Là dove, soprattutto, ci si ricorda che "non da sangue, né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio siamo stati generati" (Gv. 1,13)».

Per un credente, poi, si pone il problema di quale “Dio” sia quello che spesso viene invocato. A tale proposito, don Aldo ricorda «la forte denuncia di padre Balducci quando accusava i cristiani di aver “esaltato all'infinito, sacralizzandoli, i nostri istinti di aggressività nell'idea di Dio”, aggiungendo: "Dio è la cifra assoluta della aggressività umana. Il Dio a cui siamo stati assuefatti è un Dio aggressivo , discriminante, implacabile, giusto nel modo con cui noi pensiamo che si debba essere giusti…"! (Citazione di Enzo Mazzi in un articolo sul Manifesto del 20.10.2009). Personalmente mi da fastidio e mi mette in disagio il sentir parlar di Dio, soprattutto quando si ragiona e si disquisisce su problemi sociali e di politica. Dirò di più: mi crea problemi anche l’uso facile che noi preti ne facciamo nelle nostre omelie…».

 

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