
Italia, macchia nera nel verde europeo. Analisi del voto di F. Occhetta su "Famiglia Cristiana"
“L’uragano della Lega in Italia è un vento debole in Europa”: così titola il punto post-elettorale di p. Francesco Occhetta – gesuita, politologo, editorialista di La Civiltà Cattolica – pubblicata sul numero di Famiglia Cristiana da domani in edicola. Se populisti e sovranisti segnano importanti vittorie nazionali, è vero anche che «non conquistano il Parlamento» e, anzi, il blocco dei partiti europeisti gode di ottima salute e il continente «si risveglia dipinta di verde, il colore dei partiti ambientalisti».
«In questo scenario il voto italiano è anomalo – ribadisce Occhetta – perché il più antieuropeo: non più radicato nelle culture politiche tradizionali e nella partecipazione, si basa sul consenso. Questo processo ha mortificato il logos del ragionamento politico ed esaltato il pathos delle paure che hanno prevalso sulle speranze, le credenze sulla realtà, le parole forti su quelle da condividere. La campagna elettorale si è basata su temi “contro” – come l’immigrazione, la sicurezza, il lavoro – anziché “per” rinforzare l’Unione».
Secondo il gesuita il vero punto di forza del leader vincitore, Matteo Salvini, sta dunque nella comunicazione, nella capacità di persuadere l’elettorato, «anche cattolico», con una proposta forte, insieme «identitaria e religiosa». L’ampolla del dio Po’ in passato, la battaglia sui presepi e i crocifissi nelle scuole, infine vangeli, rosari e preghiere agitati in campagna elettorale configurano, secondo l’editorialista, «la dimensione sacrale del politeismo leghista», «segni cristiani, svuotati nella pratica e nella testimonianza a favore di un’identità religiosa “del noi contro loro”», che hanno saputo fare breccia in Italia ma non in Europa. «I cattolici che hanno costruito la democrazia e l’Europa come De Gasperi e Moro, Dossetti e La Pira – sottolinea ancora Occhetta – avevano scelto la strada opposta, quella dell’inclusione e della dignità, della laicità e della solidarietà».
Nel futuro prossimo della politica interna italiana, l’editorialista vede solo Salvini, con o senza Movimento 5 Stelle a fargli da stampella. «Alla Chiesa rimane un compito urgente: investire in formazione e partecipazione, aiutare a ritrovare le radici culturali del sogno europeo degasperiano, favorire cabine di regia per approfondire i temi dell’agenda europea, perché siano ispirati alla Dottrina sociale della Chiesa».
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