Nessun articolo nel carrello

Emergenza carcere, la Costituzione negata: comunicato di Magistratura Democratica

Emergenza carcere, la Costituzione negata: comunicato di Magistratura Democratica

Al 30 giugno il sistema carcerario nazionale accoglie 60.522 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 50.496 posti. Nel corso del 2019 si sono contati 67 decessi, 23 dei quali per suicidio. Numeri drammatici e inquietanti, denuncia Magistratura Democratica (MD) in un comunicato di ieri, emanato in occasione della manifestazione nazionale “Emergenza carcere” di oggi, che raccontano il «tramonto nel nostro Paese di una politica delle pene basata sui principi costituzionali di dignità, umanità e rieducazione».

Il carcere italiano, prosegue MD, si dimostra così un luogo «pericoloso e non conforme alla legalità» – quella sancita della Costituzione in primo luogo, ma anche delle Carte internazionali, come la Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo – per «l’ingigantimento del diritto penale dimostrativo e simbolico» accompagnato, dall’altro lato, all’«abbandono di ogni globale prospettiva di riforma penitenziaria». Un sistema che si scontra e mortifica anche le «molteplici e notevoli professionalità che lavorano nel carcere e attorno al carcere per trasformarlo in un luogo migliore, utile ai condannati e alla società».

C’è un pensiero diffuso in Italia, assecondato dalle politiche, che considera come unica «pena autentica» la reclusione negli istituti penitenziari, mentre reputa «un beneficio» l’alternativa al carcere, concessa «a una ristretta schiera di eletti».

Per la Costituzione la pena ha come obiettivo non tanto il segnale mediatico o la deterrenza, quanto la rieducazione e quindi il reinserimento nella società del condannato. «A fronte di una politica che intende il carcere come pena unica da utilizzare per neutralizzare intere categorie di condannati – si legge nel comunicato – Magistratura democratica auspica che si moltiplichino le iniziative nelle quali confrontarsi su modelli diversi. Su modelli, vale a dire, che rimettano al centro la necessaria pluralità delle pene, anche alternative al carcere, e l’irriducibile singolarità, proclamata dallo stesso art. 27 della Costituzione, della storia personale di ogni condannato».


* Foto di Daniele Febei, tratta da Flickr, immagine originale e licenza. L'immagine è stata ritagliata.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.