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Culto di apertura del Sinodo valdese: responsabilità e fede

Culto di apertura del Sinodo valdese: responsabilità e fede

TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Con il corteo lungo le strade di Torre Pellice (To) e il culto nel tempio valdese di via Beckwith si è aperto questo pomeriggio il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi.

La predicazione (basata sul testo della I Lettera ai Corinzi 15, 12-19) è stata affidata ad Erica Sfredda, predicatrice locale, che ha scelto due parole chiave: «responsabilità» e «fede».

«Siamo parte di un ingranaggio di un mondo di morte – spiega Erica Sfredda –. Un mondo che permette che i bambini siano abbandonati, o abusati: costretti a lavorare, a fare i soldati, a prostituirsi, o a diventare organi di ricambio per i ricchi. Un mondo che quotidianamente registra il maltrattamento, se non addirittura l’assassinio, il femminicidio di donne comuni, che non vivono in Paesi in guerra, ma che sono le nostre vicine, le nostre amiche, le nostre sorelle, quelle che incontriamo al supermercato o negli uffici postali, o quelle che non vediamo più, perché sepolte in casa. La realtà è che spesso anche noi, membri di una Chiesa 'impegnata', viviamo, come direbbe Primo Levi, nelle nostre 'tiepide case', dimentichi, se non indifferenti, delle morti nel Mediterraneo, delle atrocità della Libia, delle crudeltà perpetrate nei tanti Paesi coinvolti in guerra, ma anche distratti rispetto alle morti sul lavoro, all’inquinamento crescente, alla distruzione della Terra in cui viviamo».

Sfredda pone domande scomode, che interpellano il senso e la quotidianità di una comunità corresponsabile di ciò che avviene nel mondo e la fede in un Dio che è «con noi attraversando le frontiere». La chiesa vive la sua testimonianza nella concretezza, ad esempio con l'impegno sociale per i diritti dei deboli, per l'ambiente, con i corridoi umanitari, con il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) Mediterranean Hope e il percorso Essere chiesa insieme (Eci), con i credenti di diverse provenienze che radicano la loro vita e il loro servizio nel nostro Paese. Ma lo stesso apostolo Paolo «ci ammonisce e ci mette in guardia dal facile senso di appagamento che abbiamo sentito forse dentro di noi... Non è il nostro entusiasmo, o la nostra capacità di riempire le nostre chiese, e neppure la nostra carica umanitaria a fare la differenza. Tutto questo è importante, anzi vorrei dire fondamentale, ma nasce dallo Spirito Santo e si nutre di una fede che è radicata nella morte e resurrezione di Gesù».

Nel corso del culto di apertura sono stati consacrati al ministero pastorale, con l'imposizione delle mani da parte del Corpo pastorale e di tutta la comunità riunita, tre nuovi pastori e pastore: Marco Casci, Sophie Langeneck e Nicola Tedoldi.

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