
La Giornata contro i test nucleari e lo spettro dell’estinzione di massa
È del 10 settembre 1996 l’adozione da parte dell’Assemblea Generale Onu del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), elaborato nei tre anni precedenti dalla Conferenza Disarmo. L’Onu intendeva proibire i test nucleari in qualsiasi ambiente – ricorda Maurizio Simoncelli in una nota dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (Iriad) diramata oggi in vista della Giornata Internazionale contro i Test Nucleari di giovedì prossimo – con l’intento di «fermare la sperimentazione che le varie potenze avevano condotto sul nostro pianeta con oltre 2mila esplosioni, nonché di fornire un ulteriore strumento di sostegno al processo di disarmo» avviato, il primo luglio 1968, con l’adozione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP).
Le sperimentazioni nucleari condotte fino a quel momento, ricorda ancora l’Iriad, «avevano provocato conseguenze non solo nelle aree dei test, ma inevitabilmente sull’intero pianeta attraverso i mari e l’atmosfera». Per questo è bene celebrare, il 29 agosto prossimo, lo stop del 1996.
La ricorrenza, d’altra parte, è anche occasione per ricordare di non abbassare la guardia, perché la minaccia di una catastrofe nucleare resta inquietante: «Dopo oltre mezzo secolo le cinque potenze firmatarie del TNP – in particolare Usa e Russia – non hanno adempiuto all’impegno di disarmo (riducendo solo il numero delle testate)», denuncia l’Istituto di Ricerche. «Le oltre 14.000 testate, di cui 3.750 operative, stanno lì a minacciare l’umanità della distruzione totale, dato anche che esse sono destinate a colpire prevalentemente grossi obiettivi, in primis le città, cioè i civili». I recenti test condotti per ragioni politiche dalla corea del nord, la predisposizione dei nuovissimi cacciabombardieri F-35 ad ospitare le bombe nucleari B61-12 made in Usa e le informazioni recentemente trapelate per errore dal Pentagono sui vantaggi dell’impiego di armi nucleari nei conflitti non rappresentano affatto segnali distensivi. «Se è necessario che tutti gli Stati nucleari firmino e ratifichino il CTBT (cosa che ancora non è avvenuta da parte di Cina, Corea del Nord, India, Israele, Pakistan e Stati Uniti) - conclude Simoncelli - è altrettanto fondamentale che ci si avvii verso un disarmo nucleare invece che verso ipotesi di guerra nucleare “limitata”, i cui limiti poi non si potranno mai controllare in uno scontro militare».
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