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Sinodo e donne/5. Women's Ordination Conference: l'ordinazione dei viri probati emargina ancora di più le donne

Sinodo e donne/5. Women's Ordination Conference: l'ordinazione dei viri probati emargina ancora di più le donne

La Women's Ordination Conference (WOC), organismo impegnato sul fronte dell’ordinazione sacerdotale delle donne fin dal 1975, in un comunicato del 26/10 «accoglie con favore l'annuncio di papa Francesco secondo cui la commissione di studio sui diaconi delle donne sarà convocata di nuovo in risposta alla discussione sulle diaconi delle donne nel sinodo panamazzonico»; «speriamo che l'ascolto approfondito delle valide vocazioni delle donne continui ai massimi livelli della Chiesa in modo che i membri della gerarchia possano finalmente comprendere le esigenze del Vangelo: Gesù ha affidato la "ministerialità" alle donne, come osserva il documento finale, e noi dobbiamo fare lo stesso oggi, ordinando le donne al diaconato e al sacerdozio».

La WOC mette in discussione il prolungato "studio delle donne", in particolare alla luce della difficoltà di celebrare sacramenti in Amazzonia e in molte regioni del mondo e dei «ripetuti appelli a ministeri ordinati per le donne» lanciati durante il Sinodo: «Come ha affermato il cardinale Michael Czerny alla conferenza stampa vaticana sul documento finale, "Non possiamo continuare a ripetere vecchie risposte a problemi urgenti e aspettarci di ottenere risultati migliori». Da questo punto di vista, osserva la Woc, «l'ordinazione di uomini sposati non è una soluzione, ma una misura che marginalizza ulteriormente le vocazioni e i doni delle donne»; «Nello spirito di conversione richiesto nel documento sinodale, esortiamo la gerarchia a non aver paura di seguire un nuovo percorso che renda le donne pari agli uomini». Le donne, prosegue la Woc, «sono l'avanguardia della Chiesa, trovando sempre una soluzione in situazioni apparentemente impossibili. Sono l'avanguardia del movimento ambientalista, riconoscono che quando l'ambiente soffre, sono le donne e i bambini - specialmente quelli poveri - a soffrire di più». È dunque necessario, ora, «che la Chiesa non solo riconosca la leadership delle donne, ma trasformi le sue istituzioni per onorare la loro leadership in modo sacramentale. Le crisi nel nostro mondo e nella nostra Chiesa non meritano nulla di meno».

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