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Il caso Soleimani e il coinvolgimento italiano: l’analisi di Antonio Mazzeo

Il caso Soleimani e il coinvolgimento italiano: l’analisi di Antonio Mazzeo

Dopo all’assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani, ordinato da Donad Trump in Iraq, l’agenzia internazionale Pressenza, che si occupa di pace, disarmo e nonviolenza, uguaglianza e diritti umani, pubblica oggi un’intervista ad Antonio Mazzeo, insegnante e giornalista investigativo siciliano, noto per le sue inchieste sul Muos (sistema Usa di comunicazione satellitare a Niscemi), sulla base militare Nato di Sigonella, e sui droni.

Riferendosi ai sospetti e ai timori circolati in Italia in seguito all’attentato, nonostante l’opacità e la segretezza che ancora ammanta tutta la vicenda, il giornalista ritiene «improbabile l’uso di Sigonella quale piattaforma di lancio del raid» che ha ucciso Soleimani. È invece «presumibile», continua Mazzeo, «che i droni siano partiti da una delle innumerevoli basi realizzate in quasi tutti i Paesi arabi prossimi all’Iraq», come Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Oman, Giordania e in Corno d’Africa, Gibuti… Forse, dunque, il dronte non è partito dall’Italia, ma per la base di Sigonella e per il Muos di Niscemi – che rappresenta comunque un «centro strategico per le attività dei velivoli senza pilota Usa» – si può comunque pensare ad un coinvolgimento «chiave all’interno del network di comando e controllo dello strike all’aeroporto di Baghdad». Si tratta, spiega l’analista, di infrastrutture che sono sul territorio italiano ma sulle quali il governo italiano non ha alcun potere, perché la titolarità è esclusiva degli Stati Uniti. In ogni caso, prosegue Mazzeo nell’intervista, l’intensificarsi di questi giorni delle operazioni statunitensi in Medio Oriente (a livello di intelligence, di trasporti, di comunicazioni, ecc.) dimostra la centralità strategica delle istallazioni militari del nostro Paese, in Sardegna, a Vicenza, Aviano, Livorno Genova, Pisa, Siracusa. «Ancora una volta, dunque, l’Italia sarà lo snodo chiave per le operazioni di guerra del Pentagono, senza poi dimenticare le differenti missioni delle forze armate italiane in Iraq e paesi confinanti, purtroppo sempre al traino e/o di scorta dei moderni guerrieri di mister Trump».

Il “problema” della Costituzione

Ricorda inoltre Mazzeo che – in palese violazione dell’art. 11 della Costituzione italiana, che ripudia la guerra – le basi militari in Italia continuano indisturbate ad essere utilizzate per compiere azioni di guerra e di «vero e proprio terrorismo internazionale». Lo stesso Parlamento è tenuto all’oscuro di innumerevoli operazioni, anche estremamente delicate per gli equilibri geopolitici. Per esempio, «la trasformazione di Sigonella in vera e propria Capitale mondiale dei droni Usa e Nato – commenta il giornalista – è uno degli atti più incostituzionali e irresponsabili della recente storia d’Italia. I velivoli senza pilota comportano la progressiva disumanizzazione di ogni conflitto e la delega alle macchine del diritto di vita e di morte, di pace e di guerra. Siamo mille miglia al di là della Costituzione, fuori dagli stessi principi etici e del diritto consacrati nella lunga storia dell’Umanità».

Subito via dall’Italia!

C’è poi il nodo della sicurezza interna al Paese: «Essere piattaforma di lancio di attacchi terroristici e bombardamenti indiscriminati significa trasformarsi immediatamente in obiettivo da colpire come ritorsione e, magari, anche per prevenire nuovi attacchi». Per tutte queste ragioni, secondo Mazzeo, le basi Usa e Nato «devono lasciare immediatamente il territorio del nostro Paese e le infrastrutture utilizzate devono essere smantellate e/o riconvertite ad uso civile. Deve essere interdetta la sosta “tecnica” negli scali aerei e nei porti ad ogni sistema di guerra “straniero” e sancita unilateralmente l’uscita dell’Italia dalla Nato, alleanza militare che, tra l’altro, proprio in Libia, Siria e oggi a Baghdad ha evidenziato tutta la sua fragilità e inutilità».

Resistere all’estinzione

Secondo il giornalista, i fatti di questi giorni dicono una cosa chiara: «Siamo davvero sull’orlo del baratro. Mai come oggi i pericoli di olocausto nucleare sono reali e l’umanità rischia l’estinzione ben prima degli effetti devastanti delle trasformazioni climatiche in atto. È indispensabile ricostruire un movimento internazionale contro ogni guerra, subito. Ad ogni singolo essere vivente spetta il diritto-dovere alla resistenza, alla disobbedienza, all’obiezione, alla diserzione. C’è poi il dovere a cui sono chiamati giornalisti e opinionisti: quello di denunciare le cause, le modalità e le conseguenze di questa follia globale bellicista. Noi proviamo a farlo dal basso, con pochissimi mezzi ma con la ferma convinzione che non possiamo risparmiarci proprio ora. Lo dobbiamo fare per noi e per i nostri figli, per continuare a credere che un altro mondo è ancora possibile».

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