
Stop al memorandum con la Libia
ROMA-ADISTA. «Egregio ministro, le scrivo personalmente per esprimere il mio dissenso in merito al rinnovo del memorandum con la Libia, firmato nel 2017 e mai ratificato dal Parlamento». Inizia così la e-mail che la campagna “Io accolgo” (a cui aderiscono, fra gli altri, Acli, Caritas Centro Astalli, Cnca, Comunità Sant’Egidio, Gruppo Abele; Federazione delle Chiese evangeliche in Italia) propone di inviare in massa alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
«Da quanto si apprende – prosegue il testo – il vostro governo intende rinnovare quegli accordi senza modifiche. Il 2 febbraio, quindi, il Memorandum verrà automaticamente rinnovato, nonostante gli impegni a modificarlo assunti da voi circa tre mesi fa. Si continuerà, dunque, a finanziare la guardia costiera libica – per lo più formata da quegli stessi trafficanti che si dice di voler fermare – perché riporti i migranti in fuga nei lager dove sono sottoposti a ogni tipo di tortura e dove si può morire a causa dei bombardamenti.
Sono convinto che l’unica scelta “umana” da compiere subito sarebbe quella di svuotare i lager e trasferire chi vi è trattenuto e non rinnovare gli accordi che hanno causato solo sofferenza e problemi per migliaia di persone. Le chiedo dunque, così come sostenuto dalla campagna “Io accolgo”, di procedere al più presto a evacuare di tutti i migranti trattenuti nei centri libici, all’apertura di corridoi umanitari europei, ristabilire un’operazione efficace di soccorso in mare, ripristinare in Italia e in Europa un sistema di accoglienza che punti ad una integrazione vera nel rispetto dei diritti umani fondamentali, a cominciare dal diritto alla vita».
Il governo intende in queste ore rinnovare il Memorandum con la Libia, senza alcuna modifica, nonostante gli impegni presi solo qualche mese fa, spiegano dalla campagna “Io accolgo”. In concreto significa che continueremo a finanziare la guardia costiera libica e i veri e propri lager in cui i migranti sono sottoposti ad ogni tipo di tortura. «Come campagna “Io accolgo” siamo convinti che questi accordi non solo non vadano rinnovati ma debbano essere cancellati e si debba lavorare per una evacuazione immediata delle persone trattenute nei campi libici».
Quindi le indicazioni sono queste: copiare il testo nella e-mail e firmarlo; inserire nell’oggetto «Il memorandum con la Libia va cancellato»; indirizzarla alla ministra Lamorgese (caposegreteria.ministro@interno.it) e al ministro Di Maio (dimaio_luigi@camera.it), e per conoscenza alla segreteria di “Io accolgo” (segreteria@ioaccolgo.it).
Sullo stesso argomento interviene anche don Tonio Dell’Olio, su Mosaico di pace, mensile promosso da Pax Christi. «Se non intervengono fatti nuovi da parte del governo, ovvero provvedimenti quantomeno di sospensione – scrive dell’Olio –, domani si rinnova automaticamente e tacitamente l'accordo Italia-Libia per la gestione dei migranti nei campi di accoglienza/prigionia libici. In queste ore trapelano alcune interpretazioni secondo le quali si potrebbero negoziare nuovi termini dell'accordo anche dopo la scadenza, altri sostengono che in quel caso a carico dell'Italia ci sarebbero delle penali da pagare. Ma la verità è che il testo di quegli accordi sembra un segreto di Stato e nessuno l'ha mai letto (forse nemmeno chi l'ha firmato!) e soprattutto che sono proprio quegli accordi a produrre morte, violenze, sofferenze atroci e violazione dei diritti umani. Mille volte abbiamo ascoltato racconti raccapriccianti. Mille volte giovani migranti hanno testimoniato (talvolta documentato) le torture subite. Per questo siamo in molti a chiedere al governo di non rinnovare quel memorandum. Ci rivolgiamo al presidente della Repubblica perché giunga fino a lui l'urlo senza voce del dolore dei disperati e con uno scatto di dignità umana intervenga direttamente a scongiurare la nostra complicità da questa violazione dei diritti umani su vasta scala. Sarebbe la maniera più nobile per onorare la Giornata della memoria appena celebrata e riscattarci dal giudizio severo con cui ci condanneranno le generazioni a venire».
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