
Tutte le spine del coronavirus. Corollari e conseguenze analizzati da "Aggiornamenti Sociali"
“La Cina è vicina”, si poteva dire fino a una settimana fa, parafrasando il titolo del film del 1967 di Marco Bellocchio e ricorrendo alla sineddoche del “tutto per una parte”, ove la "parte" è il coronavirus e il "tutto" la provincia cinese dell’Hubei. “La Cina è qui”, possiamo dire oggi, utilizzando la stessa figura retorica, dato che l’infezione è arrivata da noi con numeri quantomeno inquietanti e perdendo gli occhi a mandorla.
Una situazione che ci pone davanti a questioni e problemi inediti, di tipo sanitario, etico, economico, psicologico, comunicativo, logistico... Uno sguardo attento a tale complessità è l’oggetto dell’editoriale del nuemro di marzo (anticipato via web il 25 febbraio) del quindicinale dei gesuiti Aggiornamenti Sociali, a firma di p. Giacomo Costa. Dove il gesuita parte dai «contagi» (le persone, l’economia, l’informazione e i media); passa per le «reazioni» (isolarsi, mettere a tacere-insabbiare, dare la caccia al colpevole, trarne vantaggio); si sofferma su un richiamo alla ragionevolezza («come affrontare responsabilmente l’epoca del coronavirus»), per giungere alla considerazione che «ci si salva soltanto insieme».
Osserva p. Costa a questo punto che «il medesimo virus può potenzialmente attaccare ogni membro della specie umana e come abbiamo visto i suoi effetti riescono a “infettare” anche ambiti che nulla hanno a che vedere con la nostra biologia. Davvero un virus può rappresentare il tipo ideale del nemico comune e la sua minaccia ricordarci quanto profondi siano i legami e le connessioni che uniscono le vite degli esseri umani e gli ambiti della loro azione. Da sempre la strategia migliore contro un nemico comune non è dividersi, ma allearsi, fare fronte comune, combattere insieme».
«La dinamica delle infezioni ci ricorda come la salute di ciascuno dipenda da quella di tutti gli altri a scala globale: non c’è sovranismo che tenga», allude. «La salute è un bene originariamente collettivo: se tutelo soltanto la mia, o quella dei miei concittadini ed elettori, gli sforzi potranno essere vanificati in qualsiasi momento da una minaccia proveniente dall’esterno. Per questo in ambito sanitario ha senso condividere conoscenze e dotarsi di strumenti di cooperazione e governance internazionale, quali l’OMS, che potranno intervenire a fianco dei Paesi più deboli ed evitare che le notizie di possibili emergenze siano trascurate o vengano nascoste, aumentando i rischi per tutti. Alla giusta dose di quarantena occorre saperne accoppiare una altrettanto giusta di collaborazione e solidarietà».
«Dedicarci a capire come affrontare questa epidemia», chiude la sua riflessione il gesuita, «è l’occasione per imparare che cosa significa vivere nel mondo delle interconnessioni, rendere più efficienti i sistemi sanitari e soprattutto più mature le nostre società e i nostri sistemi politici, in modo da fare ancora meglio la prossima volta. L’occasione, certo, non mancherà».
Per la lettura integrale dell’editoriale di p. Costa, intitolato “Nuovo coronavirus: a infezione globale, soluzioni condivise”, cliccare qui.
*Foto di Céline Martin da Pixabay, immagine originale e licenza
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