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Coronavirus: l'Africa che resiste

Coronavirus: l'Africa che resiste

Da un web-meeting tenutosi il 4 aprile, organizzato dalla rivista bimestrale Africa e dal mensile Africa e Affari, a cui ha preso parte l’Agenzia Fides, è emerso che l’Africa ha dimostrato una reattività maggiore all’emergenza Covid-19 rispetto a quella dell’Europa e dell’America. Questo perché i governi locali hanno preso velocemente i provvedimenti per contenere l’epidemia, dalla chiusura delle frontiere all’isolamento nelle case, senza aspettare che i numeri dei contagi aumentassero a centinaia di casi. Perché se si diffondesse in terra africana il Coronavirus l’emergenza sia sanitaria che economica sarebbe una catastrofe: i sistemi sanitari locali sono fragili e spesso, con poche strutture e mal distribuite sul territorio, con pochi medici e infermieri, devono già far fronte ad altre epidemie (Aids, malaria persino il morbillo come avvenuto di recente nella Repubblica Democratica del Congo). Ad esempio in Malawi esistono solo 10 posti letto per la quarantena, 17 di terapia intensiva e solo 2 laboratori per i tamponi.

«Le misure di contenimento del Covid-19 – osserva l’agenzia Fides – hanno poi un impatto molto pesante sulla vita di milioni di africani che vivono grazie all’economia informale. In genere se i ceti medio alti possono rimanere in casa perché hanno comunque delle garanzie economiche, lo stesso non avviene per i ceti più poveri che sono costretti a uscire di casa tutti i giorni per ottenere quel poco per assicurare la sopravvivenza di sé stessi e della propria famiglia. Un lock down completo come quello adottato da Paesi europei è quindi difficilmente applicabile nel contesto africano».

Il missionario comboniano p. Renato Kizito Sesana ha sottolineato che nella sola Nairobi, la capitale del Kenya, «almeno 2 milioni di persone devono uscire di casa tutti i giorni per mettere qualcosa in tavola la sera». «In Kenya la maggioranza delle persone non hanno ancora una consapevolezza della gravità del fenomeno – detto p. Kizito –. «Vi sono stati pochi morti ma c’è una crescita continua del numero dei malati. Il Covid-19 ha messo in risalto il fatto che in Kenya vi sono due economie: una quella del 30% della popolazione che può rimanere a casa perché ha di che vivere; e quella del resto della popolazione che in casa non può stare sennò muore di fame». 

*Shanty town in Soweto, Sudafrica. Foto di Eugene Wei tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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