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Palestinesi in Cisgiordania: la violenza dei coloni e la minaccia del virus

Palestinesi in Cisgiordania: la violenza dei coloni e la minaccia del virus

Secondo il recente report di Oxfam, dal titolo “Violenza e impunità in Cisgiordania al tempo del coronavirus”, la pandemia «allontana la pace in Palestina». Nel periodo dell’emergenza sanitaria globale, e in particolare dal 5 marzo scorso, afferma Oxfam Italia, «si sono registrati 127 attacchi e sfollamenti forzati di civili palestinesi in Cisgiordania, con un significativo incremento del 37%, anche in violazione delle restrizioni di movimento stabilite del Ministero della Salute israeliano».

All’escalation della violenza dei coloni israeliani contro i civili palestinesi, alle demolizioni di abitazioni ritenute “abusive” e alle chiusura per i palestinesi delle aree agricole, si deve poi aggiungere anche la diffusione del virus (circa 530 contagi in Cisgiordania) in un contesto impoverito e drammaticamente impreparato a far fronte all’epidemia: su 3 milioni di abitanti, ci sono solo 255 posti di terapia intensiva, ricorda Oxfam, e 175 i ventilatori polmonari.

«Ci si dovrebbe chiedere dove sia finito il nostro senso di umanità se, nel bel mezzo di una pandemia globale, intere famiglie innocenti vengono lasciate senza una casa, mezzi di sostentamento, espropriate di ciò per cui hanno lavorato un’intera vita, ed esposte ancor di più al rischio del contagio», ha dichiarato Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, ribadendo l’assoluta indifferenza dell’opinione pubblica globale di fronte alla sistematica violazione del diritto internazionale in quella terra.

L’appello di Oxfam arriva il giorno dopo il voto di fiducia che ha confermato Benjamin Netanyahu a capo di un governo di unità nazionale. Poco prima del voto, denuncia Pezzati, «il premier israeliano ha ribadito la volontà di estendere la sovranità israeliana in Cisgiordania. Cosa che ci allontana dalla realizzazione di una vera “pace” israelo-palestinese, con la formazione di due Stati come sancito dagli accordi di Oslo».

Il dossier racconta la vita quotidiana in Cisgiordania, fatta di incendi e vandalismo, privazioni di risorse, aggressioni sistematiche, depressione, ansia, stress post-traumatico, la paura delle vittime del ripetersi degli abusi soprattutto su parenti e bambini. Soprusi commessi dai coloni che, tra l’altro, «restano impuniti nel 91% dei casi», nella maggior parte dei casi archiviati senza diritto di replica, oppure nemmeno registrati. Spesso sono gli stessi palestinesi a non denunciare il torto subito, per la paura delle autorità israeliane.

«È come se l’emergenza coronavirus stesse favorendo un clima di impunità», prosegue Pezzati, e intanto «la situazione si fa sempre più drammatica con demolizioni di case e strutture comunitarie palestinesi per mano israeliana, confisca dei beni e legalizzazione a posteriori degli avamposti degli insediamenti. Vale a dire in sostanza espropriazione di terreni agricoli palestinesi da cui dipende la sopravvivenza di intere comunità. Insieme alla violenza incontrollata dei coloni, questo trend ha causato l'allontanamento forzato delle comunità palestinesi e sta contribuendo all'annessione forzata delle loro terre. La violenza da parte dei coloni israeliani deve essere prevenuta e condannata in quanto contribuisce a un clima di paura, aprendo la strada a un'ulteriore confisca illegale di case e terre».

La comunità internazionale non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Oxfam, da 60 anni al fianco dei palestinesi dei Territori occupati, lancia un appello all’Italia e all’Unione europea affinché facciano pressione sulle autorità israeliane: in particolare chiede il ripristino dello stato di diritto in Cisgiordania e di una giustizia efficiente e imparziale, capace di giudicare i coloni sospettati di abusi; un’azione di pressione sul governo israeliano per «porre fine alla costruzione degli insediamenti illegali», come richiesto dal diritto internazionale; una forma di sostegno ai palestinesi che resistono alle violenze dei coloni israeliani e decidono di non abbandonare la propria terra; lo stop alla fornitura di armi «a tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese».

Se gli Usa sembrano avallare qualsiasi iniziativa di annessione da parte di Israele, l’Italia e l’Europa devono farsi portavoce della linea opposta, conclude Pezzati, per «tornare a pensare ad una vera e giusta soluzione che porti la pace ai palestinesi e agli israeliani attraverso una strategia inclusiva, basata sui principi del diritto internazionale. Proprio in queste settimane un nutrito gruppo di parlamentari italiani di maggioranza ha consegnato un’interrogazione al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, volta a chiarire la posizione dell’Italia sul Piano presentato da Israele, rispetto a quali azioni concrete intende mettere in atto per prevenirlo e a quali ricorrere qualora Israele intendesse proseguire. Ad oggi il Ministero degli Esteri non ha ancora risposto, chiediamo quindi che ciò avvenga prima possibile».

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