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PRIMO PIANO. “Laudato si’” 5 anni dopo: il sogno

PRIMO PIANO. “Laudato si’” 5 anni dopo: il sogno

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 21 del 30/05/2020

Il 24 maggio 2015 con l’enciclica Laudato si’ papa Francesco fece sentire ad «ogni uomo e ogni donna di buona volontà» l’urlo di dolore del Pianeta. Un’enciclica che raccoglieva il grido della terra, madre e sorella violata e deturpata. Un’enciclica sociale, profetica: «La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata Terra».

È un documento teologico, non scientifico, che invita ad una “conversione ecologica” immediata che coinvolga tutti, non solo i cristiani, perché “la terra è ferita”. Il documento insiste su un’ecologia integrale ed è la prima volta che la Chiesa cattolica pubblica un documento ufficiale e autorevole sui temi dell'ambiente e della sua salvaguardia, collegati alla giustizia verso i poveri e alla soluzione dei problemi derivanti da un'economia che persegue soltanto il profitto. Le questioni ambientali non possono essere disgiunte da quelle sociali ed economiche, infatti, il tema ambientale viene trattato da papa Francesco nel contesto più ampio della dottrina sociale della Chiesa.

C’è credibilità e profezia nelle parole chiare, semplici, incisive, della Laudato si’. E come i grandi scritti, forse ancora non comprendiamo appieno i contenuti sconvolgenti del documento più conosciuto del pontificato di papa Bergoglio. Rileggere oggi la Laudato si’, al tempo del coronavirus, fa tremare i polsi. Le parole del documento, anziché affievolirsi col passare del tempo, acquistano sempre più forza e, nel mondo dilaniato dalla pandemia, diventano dirompenti e mettono sempre più a nudo l’ipocrisia dei tanti potenti travestiti da ecologisti solo per opportunismo e di un ecologismo d’accatto che fa solo chiacchiere. Come uno tsunami il virus sembra inarrestabile: «Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti», ha ribadito il papa il 27 marzo scorso, in una piazza san Pietro desolatamente e metaforicamente vuota.

Se non si fosse scatenata la pandemia, comunque non si stava camminando speditamente sulla strada della “cura della casa comune”. Sicuramente c’è stata, negli ultimi anni, una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini, ma chi governa i nostri Paesi ha solo fatto piccoli passi avanti nella progettazione di un mondo ecosostenibile, mentre le cosiddette superpotenze, politiche e economiche, hanno continuato a frenare e a creare ostacoli, sacrificando il bene comune sull’altare di un profitto sproporzionato, inutile e disumano: opposizione volgare e ipocrita, dentro e fuori la Chiesa, alla “conversione ecologica” indispensabile all’umanità, proposta non solo da Francesco. Occorrerebbe invece, come si augura l’enciclica, un’alleanza mondiale per il clima, la Terra e la giustizia sociale.

Grazie alla Laudato si’ molti hanno scoperto il cantico di frate Francesco che dà il titolo al testo. Frate Francesco d’Assisi e papa Francesco di Roma... L’ideale di vita del santo di Assisi comprendeva una povertà radicale, il rifiuto di ogni potere, il riferimento costante al Vangelo. I problemi cominciarono a sorgere quando le versioni di una possibile regola proposte dal santo furono tutte bocciate, dai frati e dalla Curia Romana che, più o meno insieme, gliene confezionarono una lontana dalle scelte del poverello di Assisi, e che allontanò definitivamente i frati dal sogno di Francesco, che deluso rinunciò alla leadership del suo movimento. Il Potere «vestito di umana sembianza» (Fabrizio de Andrè) che per un momento solo era sembrato vacillare per scelte di Francesco, trionfò nuovamente. Restano l’esempio concreto del giullare di Dio, che comunque attraverserà tutta la storia, e il sogno di Innocenzo III, il papa più potente della storia, nel quale vede – così si racconta – l'umile frate Francesco mentre sorregge, con un gesto molto eloquente, la cadente Basilica del Laterano.

Cinque anni fa, il papa che ha preso il nome del frate di Assisi, con l’enciclica sulla salvaguardia della casa comune, ha messo un puntello alla fragile casa comune, facendoci sognare un altro mondo possibile. Sta a noi, «agli uomini e alle donne di buona volontà» a cui la lettera è indirizzata, costringere i potenti a tradurre i sogni in impegno, perché l’esile puntello posto da Francesco al Pianeta, diventi un saldo e incrollabile sostegno.

Dal Chiapas racconta Marcos: «Sogna Antonio che la terra che lavora gli appartiene; sogna che il suo sudore viene pagato con la giustizia e la verità, che ci sono scuole per curare l’ignoranza e medicine per spaventare la morte; sogna che la sua tavola si riempie; sogna che la sua terra è libera e che in mano alla sua gente è il governare e il governarsi; sogna di sentirsi in pace con se stesso e con la madre Terra. Sogna che deve lottare per realizzare questo sogno, che ci dev’essere morte perché ci sia vita. Sogna Antonio, e poi si sveglia. Adesso sa cosa deve fare. Un vento si alza e mescola ogni cosa; il vecchio Antonio si alza e cammina per incontrare gli altri. Qualcosa gli dice che il suo è il desiderio di molti, e va a cercarli.

Sogna anche il viceré. Sogna che la sua terra si agita a causa di un vento terribile che solleva tutto; sogna che quello che ha rubato gli è sottratto, che il regno che ha governato si sgretola. Sogna e non dorme. Il viceré va dai signori feudatari e questi gli dicono che sognano la stessa cosa. Il viceré non si dà pace e tutti insieme decidono che solo con il sangue ci si libererà dalla maledizione, e il viceré ordina di uccidere e incarcerare, ma il sogno continua a non farlo dormire.

In questo paese sognano tutti. Ma adesso è tempo di svegliarsi».

Quando il potere osteggia, perseguita, tenta di zittire, è allora che bisogna rallegrarsi, perché sicuri di stare dalla parte giusta. Anche se la strada, purtroppo, sarà ancora lunga e faticosa. 

Vitaliano Della Sala è parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino

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