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L’eterno conflitto per le risorse in Congo orientale: un'analisi su

L’eterno conflitto per le risorse in Congo orientale: un'analisi su "Vatican News"

L’Est del Congo, oggi minacciato dall'ennesima drammatica epidemia di ebola, torna sotto i riflettori della stampa cattolica, dopo il susseguirsi di violenze, stragi e stupri contro le popolazioni locali (1.300 morti negli ultimi 8 mesi) e anche contro bambini e bambine, tanto che l'Alto Commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, ha equiparato queste aggressioni a crimini contro l'umanità e a crimini di guerra.

«Quella in Repubblica Democratica del Congo è una situazione estremamente complessa», spiega a Vatican News Camillo Casola (analista del programma Africa dell’Istituto per gli studi di politica internazionale) con «più di 100 milizie, soprattutto concentrate nelle regioni orientali del Nord e Sud Kivu e dell’Ituri. Le violenze e gli scontri riguardano soprattutto dinamiche di occupazione e di controllo dei territori e di conseguenza delle risorse disponibili su quei territori». Il conflitto è principalmente, spiega Casola, tra milizie armate ed esercito congolese ma, sotto il fuoco incrociato finisce sempre la popolazione civile, vittima anche delle forze armate “regolari” le quali, in più occasioni sono state denunciate di abusi, violenze, razzie, esecuzioni sommarie. Esiste poi un altro genere di conflitto a bassa tensione, prosegue l’analista, tra gruppi etnici differenti, ma che ha sempre come obiettivo finale il controllo delle ingenti risorse naturali. Su questo scenario, poi, si estende l’ombra lunga dello Stato Islamico, che nell’Africa centrale ha istituito una nuova “provincia”, coordinando e armando milizie di ispirazione jihadista.

«Quando parliamo di conflitti comunitari ci riferiamo a risorse naturali, quindi acqua, terre», chiarisce Casola. «Quando parliamo invece di questo tipo di attivismo armato da parte di milizie che occupano i territori nell’est del Congo Kinshasa ci riferiamo soprattutto alle risorse minerarie di cui il Paese è ricco, come diamanti, coltan, cobalto. Si tratta di risorse minerarie anche strategicamente importanti e che rappresentano alcune tra le ragioni dell'attivismo di tali gruppi e degli scontri con lo Stato».

Ascolta l’intervista integrale su Vatican News

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