
#CambiaModa: al via la campagna per una moda rispettosa dei lavoratori e dell'ambiente
«Negli ultimi decenni i grandi marchi della moda hanno calpestato i diritti delle persone e avvelenato l’ambiente, mettendo al primo posto i loro profitti». Il cosiddetto fast-fashion – abbigliamento di bassa qualità e bassissimo costo, che dura una stagione e viene usato poco e poi velocemente rinnovato – rappresenta oggi «una moda usa e getta che non è affatto sostenibile», denuncia la campagna #CambiaModa, lanciata dall’Istituto Oikos, Manitese, la cooperativa equosolidale Fair, con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Inoltre, l’industria tessile ha accusato particolarmente il colpo della pandemia, subendo «una crisi economica senza precedenti» che si riverserà nei suoi aspetti più drammatici sui «milioni di lavoratori e lavoratrici di cui questo sistema si è servito». La commessa del grande centro commerciale italiano, il «ragazzo che fila il cotone nelle fabbriche dell’India», e «l’addetta alla macchina da cucire in Bangladesh»: sono proprio loro che «hanno assicurato profitti a un intero sistema», ma ora «vengono abbandonati», anche causa del coronavirus che ha «reso ancora più instabile l’equilibrio di un sistema economico e sociale globale fondato sulle disuguaglianze, che annulla le tutele ed espone tutti a un futuro incerto. Come un malato senza anticorpi».
La campagna #CambiaModa intende mettersi in movimento per costruire un nuovo modello di produzione del comparto tessile, «un’industria che garantisca pieni diritti, salari dignitosi e condizioni di salute e sicurezza adeguate a tutti i lavoratori e le lavoratrici. Un nuovo sistema volto a una riconversione ecologica della produzione, che favorisca un’equa ridistribuzione delle risorse».
Scopri di più su www.cambiamoda.it.
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