
152 vescovi brasiliani contro il governo Bolsonaro: è incapace, incompetente e omissivo
152 vescovi, arcivescovi e vescovi emeriti brasiliani hanno indirizzato una “Lettera al Popolo di Dio” nella quale attaccano con durezza il governo Bolsonaro che accusano di «incapacità e inabilità» di fronte alla pandemia e alla crisi che la pandemia, senza controllo, sta provocando. «Assistiamo sistematicamente – scrivono – a discorsi anti-scientifici che cercano di naturalizzare o normalizzare il flagello delle migliaia di morti di COVID-19, trattandolo come il risultato del caso o della punizione divina, e del caos socioeconomico incombente, con la disoccupazione e la carestia che si profila per i prossimi mesi e le cospirazioni politiche che cercano di mantenere il potere ad ogni costo».
La lettera, informa il quotidiano spangolo El Mundo (27/7) doveva essere pubblicata il 22 luglio, ma è stata rinviata all'esame del Consiglio permanente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), che non ha ancora concordato una posizione ufficiale. Il documento «è responsabilità dei firmatari», è la risposta che si è sentito dare il quotidiano quando ha contattto gli uffici della Cnbb.
Tra i firmatari ci sono nomi molto importanti, come l'arcivescovo emerito di San Paolo, Claudio Hummes, l'uomo di fiducia di papa Francesco in Brasile, uno dei suoi più stretti consiglieri in America Latina. È inoltre firmato da alcuni dei principali rappresentanti della Chiesa in Amazzonia, come l'arcivescovo di Manaus ed ex segretario generale della CNBB, Leonardi Ulrich; l'arcivescovo di Belém, Alberto Taveira; e il vescovo di São Gabriel da Cachoeira, Edson Taschetto Damian.
«Il Brasile sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia – contestualizzano i firmtari –, rispetto a una "tempesta perfetta" che, dolorosamente, deve attraversare. La causa di questa tempesta è la combinazione di una crisi sanitaria senza precedenti, con un crollo schiacciante dell'economia e con la tensione che sta cadendo sulle basi della Repubblica, causata in gran parte dal Presidente della Repubblica e da altri settori. società, che ha provocato una profonda crisi politica e di governo».
«L'attuale sistema governativo non pone al centro la persona umana e il bene di tutti – considera la lettera – ma la difesa intransigente degli interessi di una "economia che uccide" (Alegría del Evangelio, 53), centrata sul mercato e sul profitto a qualsiasi prezzo. Viviamo quindi con l'incapacità e l'incompetenza del governo federale di coordinare le sue azioni, aggravate dal fatto che è contro la scienza, gli Stati e i Comuni, i poteri della Repubblica; per avvicinarsi al totalitarismo e usare mezzi riprovevoli, come il sostegno e la promozione di atti contro la democrazia, il rilassamento delle leggi sul traffico e sull'uso di armi da fuoco da parte della popolazione (...) la pratica di azioni di comunicazione sospette, come notizie false, che mobilitano una massa di seguaci radicali».
«Le opzioni politiche che ci hanno portato a questo punto e il rapporto di compiacenza verso le richieste del governo federale non giustificano l'inerzia e l'omissione nella lotta contro i mali che sono caduti sul popolo brasiliano. Situazioni oscure che mettono anche in pericolo la Casa Comune, costantemente minacciata dall'azione senza scrupoli di disboscatori, minatori legali e illegali, proprietari terrieri e altri difensori di uno sviluppo che disprezza i diritti umani e quelli della madre terra».
«Analizzando spassionatamente la scena politica – continuano i firmatari – percepiamo chiaramente l'incapacità e l'impossibilità del governo federale di affrontare queste crisi. Considerate per migliorare la vita dei più poveri, le riforme del lavoro e della sicurezza sociale hanno dimostrato di essere trappole che hanno reso la vita delle persone ancora più precaria. È vero che il Brasile ha bisogno di misure e riforme serie, ma non quelle che sono state fatte, i cui risultati hanno peggiorato la vita dei poveri, non protetto i vulnerabili, hanno liberato l'uso di prodotti chimici precedentemente vietati, allentato il controllo della deforestazione e, pertanto, non sono protetti né bene comune né la pace sociale. È insostenibile un'economia che insiste sul neoliberismo, che privilegia il monopolio dei piccoli gruppi di potere a scapito della stragrande maggioranza della popolazione».
«È tempo di unità nel rispetto della pluralità! – conclude la lettera –. Pertanto, proponiamo un ampio dialogo nazionale al quale partecipino umanisti, persone impegnate nella democrazia, movimenti sociali, uomini e donne di bene, in modo da ripristinare il rispetto della Costituzione federale e dello Stato di diritto democratico, l’etica nella politica, la trasparenza delle informazioni e della spesa pubblica, un'economia orientata al bene comune, giustizia sociale e ambientale con "terra, tetto e lavoro", la gioia e la protezione di la famiglia, un'istruzione e una salute di qualità per tutti».
*Una favela a Rio de janeiro. Foto di anja_schindler da Pixabay, immagine originale e licenza
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