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Marco Politi su papa Francesco: un «messaggio geopolitico e profetico insieme»

Marco Politi su papa Francesco: un «messaggio geopolitico e profetico insieme»

Nell’ambito della rubrica “Anno settimo del pontificato”, rassegna di viandanti.org che raccoglie contributi e commenti sui sette anni di papa Francesco, è stato pubblicato il 24 agosto un articolo di Marco Politi (saggista, commentatore de Il Fatto Quotidiano, già vaticanista di Repubblica e del Messaggero) dal titolo: “Francesco, profezia e geopolitica”.

Sogno o incubo europeo?

«Negli ultimi cinquant’anni due papi spiccano fortemente sulla scena internazionale», scrive Politi: Francesco e Giovanni Paolo II. Il secondo «si muoveva in una dimensione internazionale ancora sostanzialmente stabile», caratterizzata dalla guerra fredda prima e dalla indiscussa supremazia Usa poi. Bergoglio, invece, opera in un contesto mutato, più incerto e in continua trasformazione, segnato dal «populismo sovranista xenofobo e tendenzialmente suprematista, con preoccupanti accenti nazional-clericali».

Per la prima volta nella storia repubblicana, sottolinea il vaticanista, a causa proprio del sovranismo dilagante, un fronte compatto di leader “cattolici” di destra attaccano frontalmente il papa regnante. Ricorda per esempio Politi il caso di Matteo Salvini che, sventolando rosari e invocando l’aiuto della Madonna per le elezioni, si è dimostrato il «primo antipapa politico della storia italiana contemporanea. Non è folclore, è un segno dei tempi: la comparsa sulla scena internazionale di movimenti politici “salvifici”, che agitano il vessillo dell’identità etnica e della apparente ribellione alle élites. Movimenti in cui confluiscono anche spezzoni della guerra civile in corso nel cattolicesimo».

Drammatici cambiamenti anche in Europa Orientale, che il papa polacco immaginava pienamente integrata nella comunità europea, e dove invece si affermano oggi fili spinati contro i migranti, regimi autoritari e «ideologicamente aggressivi, intolleranti nei confronti dell’indipendenza della magistratura e della libertà di stampa», attraversati da un inaspettato «clericalismo nazionalista». Tutto l’opposto, insomma, del “sogno francescano”.

Il collasso del multilateralismo

Fuori dall’Europa le cose vanno meglio, ricorda poi Politi: in seguito alla Seconda guerra mondiale, tra alti e bassi, «Washinton ha rappresentato un punto di riferimento per la politica vaticana». Con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca «questo rapporto pluridecennale si è rotto», a seguito di un processo di logoramento del multilateralismo «sul piano sociale, economico e politico». Politi ricorda alcune tappe cruciali di questo percorso: «Trump ha rifiutato di firmare la convenzione Onu sui migranti, ha ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo sul clima, dall’Unesco, dal comitato Onu per i diritti umani, dall’Organizzazione mondiale della sanità». Per non parlare della «militarizzazione dello spazio», o dell’«accordo nucleare con l’Iran», o del «fantomatico piano di pace (rigettato da Unione Europea, Cina e Russia), che incoraggia il premier israeliano Netanyahu a occupare fino al 40 per cento delle terre palestinesi contrariamente a ogni norma del diritto internazionale».

A livello globale, avverte Politi, si allunga l’ombra del sovranismo e del fondamentalismo religioso: «Negli Usa i fondamentalisti evangelical e gli ultraconservatori cattolici fanno parte della base elettorale trumpiana», «in Turchia Erdogan forza la ri-trasformazione di Santa Sofia in moschea, in India il fondamentalismo indù aggredisce musulmani e cristiani, in Myanmar il fondamentalismo buddista perseguita ed espelle con la violenza i Rohingya di fede islamica».

Francesco denuncia una dilagante «cultura dell’odio», evoca «espressamente il nome di Hitler», paventa «un cammino di distruzione» e una possibile «Terza guerra mondiale». Invoca cooperazione, pace, disarmo nucleare, una globalizzazione dal volto umano. Dice Politi che «è l’unica autorità internazionale che non solo denuncia sistematicamente l’azione disgregante del sovranismo aggressivo, ma indica alla platea internazionale i temi imprescindibili», come le migrazioni, l’iniquità di massa, le nuove schiavitù, e il legame «tra degrado ambientale e degrado sociale». È inoltre «l’unico leader internazionale che stia sostenendo a voce alta che non si può tornare al sistema economico-finanziario di rapina antecedente alla pandemia». «È il suo messaggio geopolitico e profetico insieme».


* Bogdan Solomenco, ritratto a matita di papa Francesco (2013), immagine tratta da it.wikipedia.org, licenza Creative Commons

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