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Superamento dei decreti Salvini: un doveroso passo avanti di un lungo cammino

Superamento dei decreti Salvini: un doveroso passo avanti di un lungo cammino

In un’intervista a Vatican News, la responsabile della comunicazione del Centro Astalli dei gesuiti di Roma, Donatella Parisi, chiarisce dettagliatamente gli aspetti rilevanti del provvedimento approvato il 5 ottobre sera dal Consiglio dei Ministri, che va nella auspicata dierezione del superamento dei Decreti Sicurezza voluti dal leader leghista Matteo Salvini.

Si parla meno di sicurezza e più di accoglienza e integrazione, spiega Vatican News, e questo oggi non vale solo per chi ha ottenuto protezione umanitaria, ma anche per la ben più vasta platea di richiedenti asilo.

Innanzitutto, spiega Parisi, «viene ripristinata una forma di protezione speciale, che segue all'abolizione della protezione umanitaria, per persone che rischiano la vita e la violazione dei diritti umani ritornando nel proprio Paese. Soprattutto si ricomincia a parlare di integrazione anche per i richiedenti asilo. Questa pagina pare essere superata anche da una modifica che prevede la reintroduzione nel sistema di protezione e accoglienza anche per i richiedenti asilo oltre che per i rifugiati».

Altro nodo importante il riconoscimento dell’obbligo di salvataggio in mare e il superamento della criminalizzazione della solidarietà: «Il soccorso in mare non sarà più soggetto a multe particolarmente salate e c'è una sorta di tentativo di non criminalizzare chi soccorre in mare. Il soccorso in mare è un atto dovuto ed essere soccorsi è un diritto fondamentale». E se questo il governo lo riconosce chiaramente nel nuovo decreto, manca ancora un approccio più ampio che comprenda l’apertura di “corridoi umanitari” e il ripristino di missioni navali per intercettare e soccorere i migranti del mare, sul modello della “compianta” missione Mare Nostrum.

Terzo elemento positivo del decreto voluto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: i provvedimenti voluti da Salvini affidavano ai grandi centri il ruolo di accoglienza, azzerando il sistema Sprar che invece si era dimostrato virtuoso in una ottica di tutela dei diritti, integrazione e sicurezza delle popolazioni locali. «Nel decreto si parla di un nuovo sistema di accoglienza e integrazione», dice Donatella Parisi. «Noi da tempo, da anni, crediamo nel valore e nell'efficacia di un'accoglienza diffusa, che vuol dire centri di piccole dimensioni, che accolgono poche persone e che possano lavorare sull'integrazione di queste persone fin dal primo giorno, siano esse richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale. L'apprendimento della lingua italiana e la ricerca del lavoro, la formazione professionale sono passi importanti che garantiscono un'inclusione rapida ed efficace dei migranti e che li mettono in condizione anche di dare un contributo in termini di cultura e lavoro alla società italiana. Il fatto che i precedenti decreti li costringessero in grandi centri, in attesa a tempo indeterminato di un uscita da quel centro con un permesso di soggiorno, è una cosa che abbiamo condannato in moltissime circostanze sia come Centro Astalli, sia come Tavolo Nazionale Asilo».

Il primo passo, nella giusta direzione è stato fatto, riconosce la responsabile comunicazione del Centro Astalli. Ma il governo e il Parlamento devono guardare avanti: «Ad oggi parliamo di poco più di 24.000 persone arrivate via mare sul territorio italiano, una situazione che è assolutamente gestibile. Quello che noi chiediamo è che ci sia una riforma strutturale della legge sull'immigrazione che possa prevedere quote di ingresso regolari anche per la ricerca del lavoro. Bisogna uscire dalla logica che l'immigrazione è sempre un tema legato alla sicurezza e all'emergenza. Non è un'emergenza perché è un fenomeno strutturale ed è una presenza che può contribuire alla crescita di un paese come l'Italia, se governata attraverso parametri che investano su un'accoglienza progettuale, sull'inclusione sociale, sull'integrazione e sulla valorizzazione delle diversità».

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