
Sicurezza fa rima con integrazione: via libera del CDM alle modifiche dei decreti Salvini
Finalmente, dopo una lunga attesa, è arrivata la modifica dei decreti cosiddetti “sicurezza” voluti dall’ex ministro dell’Interno leghista Matteo Salvini e approvati nel 2018-2019 dalla precedente maggioranza giallo-verde. Dopo la levata di scudi del mondo dell’associazionismo – ma soprattutto dopo le richieste di urgenti modifiche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – nella tarda serata di ieri, 5 ottobre, il Consiglio dei Ministri (Cdm), presieduto da Giuseppe Conte, ha approvato il testo del provvedimento che va a scardinare, in poche mosse, l’impianto costruito da Salvini per contrastare l’immigrazione tout court, la buona accoglienza, l’integrazione e la solidarietà.
Un comunicato stampa del Cdm di ieri sera annuncia «un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifica agli articoli 131-bis e 588 del codice penale».
In particolare, torna quella protezione “umanitaria” che Salvini aveva azzerato, rendendo irregolari (e quindi rimpatriabili o “invisibili”) migliaia di migranti, e che ora viene definita «protezione speciale». Il nuovo decreto prescrive inoltre «il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura» e «il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare».
Il Cdm reintroduce poi forme di accoglienza diffusa, dopo lo smantellamento dello Sprar, che i decreti sicurezza garantivano per i soli titolari di protezione internazionale, riducendone drasticamente l’efficacia, e consegnando il grosso dei flussi migratori ai grandi centri. Il nuovo «Sistema di accoglienza e integrazione» si articolerà in due percorsi, uno per i richiedenti asilo e un secondo per i titolari di asilo. La prima accoglienza, però, resta ai «centri governativi ordinari e straordinari».
C’è poi un terzo e cruciale aspetto del decreto voluto dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che segna il superamento politico della “criminalizzazione della solidarietà” introdotta dai decreti sicurezza di impronta leghista. Il testo interviene sulle multe previste per le Ong che entrano nelle acque territoriali e che calano da un massimo di 1 milione a un massimo di 50mila euro. Nessun divieto poi di ingresso nelle acque territoriali per quelle navi che si occupano – ovviamente dentro un quadro di rispetto delle norme del mare – di ricerca e soccorso e che hanno riferito alle autorità italiane e a quelle dello Stato di bandiera. Il Cdm elimina infine «le sanzioni amministrative introdotte in precedenza», come per esempio la confisca della nave.
* La ministra Lamorgese in una immagine (ritagliata) del Ministero dell'Interno, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza.
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