
Riconoscimento giuridico alle coppie gay: il papa non può averlo detto, secondo il neocardinale del Rwanda
«O è stato tradotto in modo errato o è un'invenzione»: questo ha detto il nuovo cardinale ruandese Antoine Kambanda, uno dei tredici nominati da Francesco il 25 ottobre scorso, in un'intervista alla Catholic News Agency (Kna). «Il Papa non può dire nulla che vada contro l'insegnamento della Chiesa», ha sottolineato il cardinale arcivescovo di Kigali, aggiungendo che «il matrimonio di un uomo e una donna è un'istituzione divina, non un'invenzione umana». «Ciò che Dio ha disposto non può essere cambiato. Forse possiamo capirlo in modo diverso con il tempo e mettere in funzione qualcosa di diverso, ma l'insegnamento stesso rimane invariato», ha affermato Kambanda.
Il neo cardinale si riferisce alle parole del papa sulle unioni civili tra omosessuali pronunciate nel film Francesco del regista russo Yevgeny Afineevsky . Parole che, a quango pare, devono essere giunte davvero con un errore di traduzione alle orecchie del cardinale ruandese perché il papa non parla affatto di matrimonio ma della necessità degli Stati di consentire l’unione civile fra persone dello stesso sesso quale strumento di copertura giuridica a tali coppie.
Insieme agli altri 12 nominati, il vescovo ruandese sarà elevato alla porpora cardinalizia il 28 novembre prossimo con l’apertura del Concistoro. Evento che, in Italia, ha inorgoglito la Comunità di Sant’Egidio,sul cui sito si può leggere: «I nostri migliori auguri ad un pastore a cui ci lega un'amicizia cresciuta negli anni, da Roma al Ruanda, con la partecipazione ai convegni “Cristiani e pastori per la Chiesa di domani” e nell’impegno per la riconciliazione, la pace e la difesa dei più poveri».
*Foto di Katarzyna Tyl tratta da Pixabay.com, immagine originale e licenza
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