
Mons.Infanti: «La nuova Costituzione del Cile deve prevedere l'acqua come "bene comune"»
«Una nuova Costituzione, qualunque essa sia», deve tener conto «che l'acqua è un diritto umano, un "bene comune" e non può essere privatizzata o commercializzata». Torna a prendere la parola mons. Luis Infanti de la Mora, vescovo di Aysen (Cile) su una delle questioni per le quali ha sempre lottato: l’acqua e la libertà di accesso all’acqua non solo come diritto ma anche quale questione ambientale. Nel programma radiofonico “Aysén, casa comune" della Fondazione per lo sviluppo di Aysén (Funda) e di Radio Santa María , il vescovo ha criticato la situazione dell'acqua in Cile e ha evidenziato il senso umano e spirituale che questo bene comune dovrebbe assumere in lo sviluppo di una nuova carta fondamentale.
«È l'origine di tutta la vita. Senza acqua non c'è vita», ha affermato il vescovo vicario di Aysén, «e non solo per gli esseri ma per tutti gli esseri viventi. Anche in tutte le religioni è centrale. Si parla sempre dell'acqua come di un elemento simbolico vitale».
Luis Infanti ha pubblicato nel 2008 la lettera pastorale Dacci oggi la nostra acqua quotidiana risultato di una riflessione comune della Chiesa di Aysén a proposito dei problemi causati nella regione e non solo dal Progetto Hidroaysén. «Sette anni dopo, questa lettera è stata arricchita dall'enciclica Laudato sí' di Papa Francesco dove uno dei temi discussi è l'acqua», ha detto il Vescovo di Aysén.
Per tutto ciò è importante includere i diritti sull'acqua nella nuova Costituzione, perché anche in Cile sia riconosciuto come «in tutto il mondo», che «la proprietà dell'acqua è dello Stato e la gestione e distribuzione, poi, si affida a società private, comunità, comuni o a misto pubblico-privato».
Ma in Cile, ha osservato, l'82% dei proprietari dell'acqua sono società transnazionali, e allora «Qui sta il problema!», ha esclamato, perché «la nostra vigente Costituzione concede la proprietà privata dell'acqua a coloro che hanno il potere di acquistarla» e perciò ha favorito la maggioranza dei diritti sull’acqua siano privatizzati da società transnazionali. Neanche cilene!». E ancora oggi «ci sono forti lobby di aziende forestali, minerarie e agricole, grandi aziende del Paese, che premono perché la situazione attuale non cambi».
Dopo la grande polemica sulle dighe che volevano installare ad Aysén, il Vescovo assicura che “Da lì si è tentato di modificare la Costituzione. Volevano cambiare la legge del codice delle acque, redatta nel 1981, e non ci sono stati progressi proprio perché ci sono forti lobby di aziende forestali, minerarie e agricole ; grandi aziende del Paese, che premono perché la situazione attuale non cambi».
Per questo una «una nuova Costituzione, qualunque essa sia, deve tener conto di ciò che dicono le Nazioni Unite, che l'acqua è un diritto umano, un "bene comune" e non può essere privatizzata o commercializzata».
*Foto tratta da ciriesco.it, immagine originale e licenza
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