
I vescovi canadesi contro un progetto di legge che aggrava il ricorso all'eutanasia
I vescovi canadesi hanno rinnovato il loro appello ai legislatori canadesi affinché respingano il disegno di legge C-7, che è un ampliamento della MAID ("assistenza medica nella morte"), ovvero delle possibilità di ricorso all’eutanasia. In un documento presentato al Comitato permanente per la giustizia e i diritti umani, hanno ribadito la loro opposizione a una legge che colpisce «le fondamenta dell'ordine giuridico» e ferisce «profondamente i rapporti umani e la giustizia». «È un segno del degrado dei sistemi giuridici», insistono.
Se questa nuova legge venisse approvata, l’eutanasia sarebbe a disposizione di persone che non si avvicinano nemmeno alla morte, ma che stanno sperimentando una sofferenza che trovano intollerabile e che non vogliono più vivere. Più grave ancora è l’eutanasia sarà attuata senza il consenso esplicito del paziente in determinate circostanze.
«L'esperienza pastorale dei vescovi – si legge nel documento – ha dimostrato che i pazienti sono più propensi a chiedere l'eutanasia / suicidio assistito quando il loro dolore non è adeguatamente gestito da cure palliative di buona qualità, quando la loro dipendenza da altri per fornire assistenza e sostegno non è adeguatamente soddisfatta o quando sono socialmente emarginati». Una buona cura palliativa, è convinzione dei vescovi, «affronta la solitudine, la paura, l'angoscia e la disperazione in modo compassionevole attraverso il sostegno della famiglia e della comunità» e «rispetta la dignità della persona e riconosce che la vita umana ha un valore oggettivo e trascendente».
*Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza
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