
Dove manca acqua il rischio Covid aumenta: la mobilitazione di Oxfam
In piena pandemia, lavare spesso le mani è fondamentale per contenere il contagio. Ma come si può fare laddove l’acqua non c’è o non è pulita? «Oltre 1 persona su 3 (circa 2,2 miliardi di persone) non ha accesso a fonti d’acqua sicure, mentre 1 su 2 (circa 4,2 miliardi) è costretta a vivere senza poter contare su servizi igienico-sanitari adeguati» ed è quindi, tra gli altri problemi, maggiormente esposta al virus. È la denuncia di Oxfam Italia, che sul problema della disponibilità di acqua ha avviato la campagna “Dona acqua, salva una vita”: «Oggi più che mai è vitale rispettare le corrette pratiche igieniche per limitare la diffusione del virus Covid-19», spiega l’organizzazione: «Per questo con la campagna di raccolta fondi 2020, Oxfam vuole portare acqua sicura in Siria, da anni attraversata da un conflitto sanguinoso; Sudan, dove donne e bambini scappano dalla guerra e dalla siccità; Libano, a sostegno delle categorie più vulnerabili quali rifugiati e comunità ospitanti; Nord Africa e Medio Oriente, dove le donne hanno difficoltà di accesso ai servizi e sono vittime di abusi e violenze».
L’emergenza globale legata alla carenza di acqua, si legge anche nel rapporto diffuso ieri, «già prima della pandemia provocava 780 mila vittime ogni anno, di cui 297 mila bambini (oltre 800 ogni giorno) sotto i cinque anni».
«Dallo scoppio della pandemia lo scorso marzo abbiamo agito per prevenire il contagio nelle più gravi emergenze umanitarie del mondo, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno», ha detto la presidente di Oxfam Italia, Sabina Siniscalchi. «Se in Europa, In paesi come l’Italia, la seconda ondata di contagi da Covid rischia di mandare in tilt il sistema sanitario, immaginate l’impatto che può avere in Paesi in conflitto, dove le poche strutture sanitarie funzionanti, già prima della pandemia, non riuscivano a rispondere ai bisogni della popolazione. In contesti dove mancano strumenti di protezione e possibilità di distanziamento, posti negli ospedali e capacità di tracciare i contagi, l’unico strumento per difendersi dal coronavirus, oltre che da malattie come il colera, è aver accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari essenziali. La nostra Campagna vuole raggiungere quante più persone possibile, a partire dai bambini, che soffrono più di tutti gli altri, e dalle donne, le prime a provvedere al fabbisogno della famiglia, spesso costrette a lunghi tragitti quotidiani per procurare quel minimo di acqua pulita necessaria».
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