
I rapporti tra Usa e Africa nel passaggio da Trump a Biden: l'analisi di "Nigrizia"
È approfondita e articolata l’analisi sulla politica estera Usa in Africa nel passaggio di consegne Trump-Biden pubblicata da Camillo Casola (ricercatore all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale-Ispi) il 13 novembre sul sito del periodico dei missionari comboniani Nigrizia.
«Cosa cambia» dopo le elezioni Usa?. Casola comincia con una battuta: innanzitutto, «difficilmente sentiremo il prossimo inquilino della Casa Bianca riferirsi all’Africa parlando di “shithole countries”, come fatto invece dal suo predecessore». A partire da questa affermazione, il ricercatore parla dell’importanza della «dimensione retorica» e formale che contraddistingue i gli approcci delle diverse amministrazioni. E sì, perché su interventi anti-terrorismo, cooperazione allo sviluppo, assistenza umanitaria, «negli ultimi vent’anni la politica estera degli Usa in Africa si è sviluppata lungo una linea di continuità, trasversale».
Al di là della retorica, dunque, «poco è cambiato, però, nei fatti. Durante le amministrazioni Obama, anzi, si è assistito paradossalmente a un processo di militarizzazione ulteriore della presenza statunitense in Africa», mentre al contrario l’approccio di Trump è stato caratterizzato da poche visite diplomatiche e il tentativo costante (sebbene vano) di tagliare su presenza e impegno finanziario.
Anche l’interesse dimostrato con la Nuova Strategia per l’Africa del 2018, segnava piuttosto una «volontà strategica di controbilanciare la presenza cinese e russa in Africa attraverso il rafforzamento delle relazioni commerciali con il continente, nel quadro di una competizione globale in cui gli stati africani sono “oggettivizzati”, considerati attori passivi al centro di dinamiche e interessi strategici rivali».
L’articolo passa in rassegna gli aspetti più importanti delle politiche africane Usa. dalle iniziative economiche all’assistenza allo sviluppo, dalla gestione delle crisi diplomatiche al nodo dell’influenza mediorientale e dello sviluppo del fondamentalismo nel continente.
A condizionare pesantemente i rapporti con l’Africa è stato anche lo slogan «America First di Donald Trump, declinato in politica estera attraverso una sistematica messa in discussione del multilateralismo», in occasione per esempio dell’uscita dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che minacciano in modo particolare l’Africa, o dello scontro con l’Oms, «accusata di assumere posizioni filocinesi», alla quale Trump ha ritirato il sostegno finanziario.
Che succederà dopo Trump? Casola non ha grossi dubbi: «L’elezione di Biden non determinerà verosimilmente un sostanziale cambio di rotta nella politica africana di Washington». «C’è da attendersi che le principali iniziative economico-commerciali in vigore, così come i piani di assistenza umanitaria e allo sviluppo, restino inalterati, e che una presenza militare di rilievo sia confermata, soprattutto negli scenari di crisi considerati più sensibili, dal Sahel al Corno d’Africa».
Indirettamente, però, «l’Africa potrà beneficiare di una rinnovata adesione del governo americano ai principi del multilateralismo», su cambiamenti climatici, salute globale, commercio e peacekeeping.
Cambieranno poi i rapporti con il “nemico cinese”, il cui scontro si gioca anche sui mercati africani: «È lecito aspettarsi che a uno scontro frontale possa sostituirsi un confronto meno conflittuale e, sotto certi aspetti, più cooperativo».
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