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Ordinazione delle donne: si può già ora

Ordinazione delle donne: si può già ora

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 12/12/2020

Quando si parla di ammettere le donne all’ordinazione ai ministeri si risponde abitualmente che solo un nuovo Concilio potrebbe decidere un passo del genere. Vero, se si chiede un Concilio di cattolici e ortodossi che decidano insieme questo passo. Ma un tale Concilio non è per domani. Se si tratta invece di cambiare la disciplina nella sola Chiesa cattolica una decisione conciliare già esiste ed essa ha autorizzato riforme che attendono ancora di essere realizzate.

Due sono i luoghi del Vaticano II nei quali si può leggere una decisione che esige di realizzare delle riforme. In primo luogo, nel decreto sull'ecumenismo la riforma della Chiesa è considerata necessaria per potere realizzare la piena riconciliazione dei cristiani. «La Chiesa pellegrinante sulla terra è chiamata da Cristo a questa perenne riforma della quale essa, in quanto istituzione umana e terrena, ha continuo bisogno; così che, se alcune cose, sia nei costumi, sia nella disciplina ecclesiastica, sia anche nel modo di esporre la dottrina – modo che deve essere accuratamente distinto dallo stesso deposito della fede – sono state osservate poco accuratamente per le circostanze di luogo e di tempo, al momento opportuno siano rimesse nel giusto e debito ordine» (UR 6). La decisione del Concilio è chiara, anche se è stata disattesa. Il richiamo alle “circostanze di luogo e di tempo” riguarda proprio una tematica come quella dell’esclusione della donna dall’ordinazione ai ministeri, che non appartiene al deposito della fede, perché non è mai stata giustificata come tale, ha conosciuto evoluzioni per circostanze di luoghi e di tempi, e si scontra con il principio dell’eguaglianza fra uomo e donna nel campo ecclesiale e spirituale, questo sì appartenente al deposito della fede.

Vi è poi un secondo complesso di articoli che parlano esplicitamente della necessità di riforme all’interno della Chiesa cattolica a causa dell’evoluzione delle culture e per partecipare agli sviluppi dell’umanità. Li ritroviamo nell’esposizione introduttiva della Gaudium et Spes che tratta della condizione dell’uomo nel mondo contemporaneo. «L’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti, che progressivamente si estendono all’intero universo… Possiamo così parlare di una trasformazione sociale e culturale che ha i suoi riflessi anche nella vita religiosa» (GS 4). «Così il genere umano passa da una concezione piuttosto statica dell’ordine a una concezione più dinamica ed evolutiva; ciò favorisce il sorgere di un formidabile complesso di nuovi problemi, che stimola ad analisi e a sintesi nuove» (GS 5). In questo quadro, «le istituzioni, le leggi, i modi di pensare e di sentire, ereditati dal passato, sembra che non sempre si adattino bene alla situazione attuale» (GS 7, corsivo mio). «Il popolo di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio» (GS 11). Pertanto, per discernere quale può essere la volontà di Dio nell’oggi «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo » (GS 4). E fra i segni dei tempi l’enciclica di papa Giovanni XXIII Pacem in Terris ne individuava tre, e fra di essi il fatto che la donna stava prendendo coscienza della propria dignità in piena parità con l’uomo e che uscita dallo stretto ambito familiare si impegnava sempre più nella professione e nella politica.

Quanto si è detto ci autorizza a concludere che il Concilio ha già dato il via libera per le riforme da realizzare nella Chiesa cattolica per favorire il ristabilimento della piena comunione fra le Chiese cristiane, ma anche per adeguare la Chiesa alle istanze del mondo presente, e fra queste riforme la prima e la più urgente è il superamento di qualsiasi discriminazione nei confronti delle donne per il rispetto della loro piena dignità e umanità. 

Presbitero genovese e teologo, Giovanni Cereti è consulente del Segretariato per le attività ecumeniche (Sae) e membro della Fraternità degli Anawim, aderente alla Rete dei Viandanti

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