
La non-conferenza stampa natalizia di mons. Nosiglia
TORINO-ADISTA. Si attendeva con interesse, alle 11 del 21 dicembre, la conferenza stampa natalizia dell’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia – presumibilmente l’ultima, visto il prossimo cambio alla guida della diocesi in programma per il 2021. Sarebbe stata un'ottima occasione per rivolgergli alcune domande in merito alla situazione e al clima di malessere che domina l’arcidiocesi da tempo, emersi grazie all’inchiesta di Francesco Antonioli su Repubblica della scorsa primavera, a causa del caso dei tre preti tradizionalisti don Salvatore Vitiello, don Luciano Tiso e don Damiano Cavallaro, protagonisti di una campagna vocazionale alla vita religiosa dai tratti problematici, quando non decisamente settari e psicologicamente pericolosi. Un dossier è attualmente all’attenzione della Procura torinese, ma anche in Curia vaticana qualcosa si sta muovendo. Nell’inchiesta di Repubblica – sviluppatasi nel corso del tempo e rilanciata da Adista (v. Adista Notizie nn. 20, 22, 31, 35, 39, 42/20) emergeva un certo immobilismo del vescovo, quando non un atteggiamento favorevole ai tre preti, alcune delle cui vittime hanno depositato la loro testimonianza in Procura.
Ma la conferenza stampa non c’è stata. O meglio: è stata nella sostanza annullata, perché ciò a cui si è assistito sulla piattaforma Zoom non era certamente una conferenza stampa, nella quale normalmente i giornalisti intervengono per porre domande, quanto piuttosto un intervento preregistrato dell’arcivescovo, con albero di natale sullo sfondo, che verteva sull’attività promossa e svolta dalla diocesi nell’ultimo anno, ma che è stato troncato di netto alla fine dei rituali auguri natalizi, senza alcuna possibilità per i giornalisti – tra cui Francesco Antonioli e Adista - di chiedere alcunché. Persino il numero telefonico inizialmente fornito per fare interventi via whatsapp (evidente tentativo di filtrare le domande, dal momento che si può intervenire in diretta) non era più utilizzabile. In compenso, alle 11.01, in concomitanza dell’inizio del messaggio registrato, sono stati inviati i testi del messaggio del vescovo e i numeri di telefono delle persone afferenti ai vari dipartimenti (Caritas, pastorale sanitaria, ecc.) cui chiedere eventuali approfondimenti: già, perché il vescovo, causa impegno improvviso, si trovava in quel momento a Susa. Forse con un pizzico di correttezza i giornalisti, che pochi minuti prima avevano ricevuto il link per partecipare all'evento, avrebbero potuto essere evvisati del suo annullamento. Ma evidentemente non lo si voleva annullare, quanto semplicemente "semplificarne" lo svolgimento, senza interventi e domande scomode.
* Foto di UPG Torino tratta da WEikimedia Commons, immagine originale e licenza
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