
Africa discarica d'Italia? "Nigrizia" racconta lo scandalo dei rifiuti nocivi esportati in Tunisia
Su un inquietante caso di illegale “cooperazione” internazionale, che non farebbe onore ai protagonisti della vicenda, si sta da tempo indagando in Tunisia. Al centro delle inchieste, lo scandalo dei rifiuti tossici italiani smaltiti nel Paese nordafricano, che ha portato a numerosi arresti e per il quale già si parla di “terra dei fuochi tunisina”.
Al momento di parla di 212 container di rifiuti pericolosi sequestrati l’estate scorsa e di 70 sequestrati a novembre. Si parla di scarti sanitari, elettronici e industriali il cui traffico è proibito dalla legge locale e internazionale. «Il sequestro di centinaia di container – spiega un articolo del periodico comboniano Nigrizia – ha subito fatto pensare agli inquirenti tunisini di avere a che fare con un vasto traffico basato su un giro di corruzione che ha coinvolto alti funzionari locali per lo smaltimento di rifiuti provenienti dalla Campania».
Secondo Nigrizia, «il traffico di rifiuti in Tunisia è in continuo aumento a causa della reticenza dei Paesi asiatici, che per anni hanno accolto rifiuti pericolosi, a continuare ad autorizzarne l’importazione, insieme all’inasprirsi delle norme in materia di smaltimento di rifiuti pericolosi in Europa». Questo spiegherebbe le crescenti pressioni esercitate sul ministro dell’ambiente tunisino da parte di lobby dedite al traffico illegale di rifiuti nocivi. «Questo nonostante la Tunisia debba già affrontare un grave problema interno di smaltimento di rifiuti», con «gravi abusi da parte di aziende locali che hanno inquinato falde acquifere, mare e aria, secondo le accuse lanciate dalle ong locali. A questo si aggiunge il costante sbarco di rifiuti nocivi da parte di Paesi europei che aggrava l’inquinamento ambientale con effetti devastanti sull’ambiente e sulla vita della popolazione locale».
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