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Crisi di governo: l’allarme del mondo cattolico

Crisi di governo: l’allarme del mondo cattolico

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 23/01/2021

 40521 ROMA-ADISTA. Le primissime reazioni del mondo cattolico italiano di fronte alla crisi del governo Conte voluta e dichiarata da Matteo Renzi sono all’insegna della preoccupazione e dell’attenzione a non sbilanciarsi. A dareuna linea d’indirizzo generale è stato direttamente papa Francesco che già l’11 gennaio, intervistato dal TG5, ha avanzato un’analisi generale, valida dalla crisi statunitense a quella italiana (mai nominata), che è stata interpretata come un appello a non rompere la maggioranza. Il papa ha parlato di «superare la logica individualista per pensare al plurale», soprattutto nella drammatica situazione sanitaria ed economica creata dalla pandemia.Una condizione che, secondo il papa, dovrebbe sollecitare, innanzitutto chi ha compiti di responsabilità, ad anteporre la logica del bene comune alla promozione personale, il ”noi” all’“io”. «La classe dirigenziale – spiega il pontefice – ha il diritto di avere punti di vista diversi e anche di avere la lotta politica. Ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose». In altri termini «tutta la classe dirigenziale non ha diritto di dire “io” … deve dire “noi” e cercare una unità di fronte alla crisi». In questo momento, «un politico, un pastore un cristiano, un cattolico anche un vescovo, un sacerdote, che non ha la capacità di dire “noi” invece di “io” non è all’altezza della situazione».

Passando alle valutazioni più strettamente politiche sono da segnalare i due editoriali usciti su Avvenire del 14 gennaio. Nel primo Eugenio Fatigante, spiega che «la somma di errori e debolezze non fa mai una forza… C’è anche questo dietro la crisi di governo che Matteo Renzi, dopo un mese di tira e molla, ha aperto ieri di fatto. Crisi che al di là dell’assurdità di capitare nel pieno di una catastrofe sanitaria globale e con l’epidemia di nuovo in espansione, in realtà è molto più difficile da accettare e da capire». Si parla di «un complesso gioco di personalità ». A partire da Renzi, a cui viene riconosciuta la «capacità di indicare i nodi giusti (anche quelli non visti dagli altri), ma in modo sbagliato». Ma ce n’è anche per Conte, accusato di non aver saputo fare sintesi e gestire il rapporto con gli alleati. Si salva solo «la saggezza del presidente Mattarella (lui sì, vero Responsabile), che dovrà accompagnare verso una soluzione sensata»: «qualcosa di più coeso può ancora nascere. E così dovrà essere», conclude Fatigante. Sembra concordare Leonardo Becchetti, che reputa assurdo rompere ora che c’è da decidere sui fondi europei.

Anche il Sir, l’agenzia di stampa dei vescovi, esprime perplessità e preoccupazione per questo passaggio al buio. Lo fa con un editoriale del 13 gennaio firmato da Stefano de Marchis. La crisi, scrive, «persino a prescindere dalle sue motivazioni reali o dichiarate, appare assurda agli occhi dei cittadini alle prese con i contagi e il loro tragico corredo di morti, con le conseguenze economiche della pandemia, che in molti settori (non tutti, bisogna pur dirlo) sono estremamente gravi, e con il suo devastante impatto sociale che invece non risparmia nessuno. E appare assurda anche agli occhi dei nostri partner europei, tanto più quelli che più si sono spesi per sostenere un Paese di cui la Ue non può fare a meno (ma è una necessità reciproca, checché ne dicano i sovranisti di casa nostra)». Nell’associazionismo cattolico la crisi è vista con eguale preoccupazione: «Il Governo Conte bis ha affrontato e dato molte risposte, in condizioni difficilissime, ad una grave emergenza causata dalla pandemia. La pandemia non è terminata, molte questioni sono ancora sul tappeto, alcune opportunità debbono essere colte rapidamente. Pertanto occorre con urgenza trovare una soluzione politica, basata sulla forte condivisione di un programma, che dia un orizzonte di futuro all’Italia», ha detto il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini. D’altra parte «ciò che serve al Paese – ha concluso – non è una maggioranza numerica ma una maggioranza politica basata su programmi. E una responsabilità rapida». «Il Paese è allo stremo delle forze. Gli italiani soffrono per l’epidemia, per il crescente numero dei morti e per l’emergenza sanitaria che riguarda tutti, per le enormi difficoltà economiche che la pandemia ha generato», scrivono in una nota congiunta Azione Cattolica Italiana, Federazione Universitaria Cattolica Italiana, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale.

La loro analisi è durissima, e particolarmente critica con chi ha aperto questa ennesima crisi. «In questa situazione, i protagonisti della politica nazionale hanno spinto divergenze e aspirazioni che legittimamente li dividono fino a provocare l’apertura della crisi di governo, deleteria per la gestione di un’emergenza che non accenna a declinare e incomprensibile per la gran parte dei cittadini. Il dialogo e la dialettica sono essenziali nella ricerca del bene comune, e in questa fase dovrebbero essere l’espressione più alta della democrazia. Chiediamo con forza a tutti gli schieramenti politici di compiere, con un sussulto di dignità, scelte in linea con quel senso di responsabilità richiamato in maniera tanto incisiva dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno».

Non meno critica la posizione di Argomenti2000, l'associazione di area cattolicodemocratica che riunisce attraverso una rete di Circoli e associazioni locali, amministratori e persone dell'area cattolica impegnate nell'ambito sociale e politico. «L’apertura formale della crisi di governo rappresenta un passaggio ulteriore di una crisi permanente della classe dirigente italiana. Le ragioni che l’hanno dettata, ossia la richiesta di incisivi correttivi alla bozza italiana del Next Generation EU e di un metodo diverso di elaborazione del piano europeo, avevano una oggettiva ragion d’essere, ma il modo in cui si è accelerato sulla ricerca di ulteriori temi di frizione appare però incomprensibile». Durissimo è il giudizio su tutta la classe dirigente, accusata di non assumersi la responsabilità politica del paese in questi mesi così delicati e di «valutare in termini politici le ricadute sociali, culturali, di coesione del corpo politico della Repubblica, che la pandemia sta producendo e lascerà in eredità nei mesi che abbiamo davanti: tutte condizioni che aprono la strada ad un rinnovato consenso ad ambienti di destra populista e sovranista».

«Il merito non c’entra nulla, come dimostrano sia l’elenco sterminato delle questioni artatamente sollevate (cui ogni giorno se ne aggiunge una, comprese le più eccentriche), sia la sequela infinita di attacchi portati sui media anziché la leale discussione interna alla maggioranza della quale i renziani farebbero parte. Con l’uso indecoroso delle due donne ministre, da mesi dimissionarie annunciate. Un uso umiliante per loro (che si prestano) e per le istituzioni. Dunque: irresponsabilità, strumentalità, slealtà».

Una lettura “politica” delle scelta di Renzi di uscire dal governo la fa Franco Monaco, già presidente dell’Azione cattolica ambrosiana e dell’associazione politico-culturale “Città dell’uomo”. Sul Fatto Quotidiano (12/1), scrive che Renzi vuole rimuovere Giuseppe Conte da Palazzo Chigi con due obiettivi: «Dare mostra di contare nel Palazzo, nella disperata speranza che visibilità e protagonismo (Manzoni direbbe: “Una popolarità mal acquisita”)»; «eliminare un competitor politico-elettorale che gode di un cospicuo consenso e spezzare il rapporto Pd-M5S quale asse portante di uno schieramento alternativo al centrodestra, nella convinzione di dischiudere così, con spregiudicate operazioni trasformistiche, qualche prospettiva neocentrista». «Non sono un fan di Conte, anche se penso che, nelle condizioni date, politiche e non (la drammatica congiuntura), egli abbia operato bene. Neppure sottoscriverei la formula, francamente eccessiva, del Conte alto “punto di riferimento dei progressisti” (copyright di Zingaretti). Ma, al netto di questo e persino del consenso personale di cui gode certificato dai sondaggi, piaccia o non piaccia, Conte rappresenta l’elemento di equilibrio non solo del governo di oggi, ma – ecco il punto cruciale – della sola prospettiva strategica suscettibile di allestire un’alleanza che possa competere con la destra-centro oggi favorita. Ripeto: se non vincere, quantomeno competere».

«Tempo di costruttori»

Giunge ora, mentre siamo in chiusura di numero, la dichiarazione del card. Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani. Queste le sue parole: «Sono ore d’incertezza per il nostro Paese. In questo momento guardiamo con fiducia al presidente della Repubblica che con saggezza saprà indicare la strada meno impervia. Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate proprio dal presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori”. Aggiungo: questo è anche tempo di speranza! Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità. Per questo, lo sguardo deve puntare a uscire dall’emergenza sanitaria e alle fondamenta di una nuova stagione che non lasci indietro nessuno».

* Giovanni Paolo Pannini (1691-1765), La lotteria in piazza di Montecitorio - foto [ritagliata] tratta da Picryl, fonte dipinto: The Metropolitan Museum of Art

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