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Una crisi politica sulla pelle dei cittadini: ACS sulla crisi del Tigray

Una crisi politica sulla pelle dei cittadini: ACS sulla crisi del Tigray

La Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia accende i riflettori sulla crisi in corso nella Regione settentrionale etiope del Tigray, dove dal 4 novembre scorso si fronteggiano in una guerra civile il governo centrale guidato da Abiy Ahmed Ali e il movimento locale Tplf (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray), e «richiama l’attenzione internazionale sulle stragi di innocenti nel Tigrai».

Tra i morti civili, che non si contano più, ci sarebbero anche religiosi e religiose, avverte Regina Lynch, project manager di ACS-Italia. E poi «Negozi, scuole, chiese e conventi sono stati rapinati e distrutti. Migliaia di persone hanno abbandonato le loro case. Molti hanno attraversato il confine con il Sudan, ma altri hanno cercato rifugio in aree remote, nelle montagne, senza acqua né accesso al cibo».

Lynch è poi tornata a commentare la notizia della strage di 750 cristiani, uccisi per difendere la chiesa ortodossa di Santa Maria di Sion nella città santa di Aksum, luogo di culto che ospita, secondo la leggenda, l’Arca dell’Alleanza, la cassa di legno e oro nella quale si racconta siano riposte le tavole con i dieci comandamenti dettati a Mosè sul monte Sinai direttamente da Dio: «Viaggi nella regione attualmente non sono possibili e le comunicazioni sono molto limitate, ma abbiamo ricevuto conferme di una serie di uccisioni e di attacchi a persone innocenti in molte parti della regione e anche nell’area di Aksum. La popolazione è terrorizzata».

Uno dei grandi nodi da sciogliere in una guerra civile dai contorni poco chiari, che si gioca in un clima di oscuramento mediatico e comunicativo, aggiunge Lynch, è anche il coinvolgimento della confinante Eritrea: «Le truppe eritree sono state coinvolte dall’inizio. Il governo lo ha negato, ma sono state le truppe eritree a commettere gli omicidi nella parte orientale e nord-occidentale del Tigrai».

Nella Regione del Tigray si sta consumando una crisi politica, un braccio di ferro tra governo centrale e autonomia locale per l’amministrazione della cosa pubblica e del potere nel Paese, «ma quanti pagano con la propria vita sono cittadini e civili. È una situazione terribile. La sofferenza di così tante persone deve essere alleviata, e deve essere portato conforto alle nostre sorelle e ai nostri fratelli cristiani che sono isolati dal mondo in una situazione di angoscia, minacciati dalla violenza e dal terrore».

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