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Cala il Pil globale, aumenta la spesa militare. Un'indagine sull'anno del Covid

Cala il Pil globale, aumenta la spesa militare. Un'indagine sull'anno del Covid

A fronte di un calo di produzione globale del 3.5%, nel 2020 attraversato dalla pandemia e dai suoi effetti economico-sociali disastrosi si è registrato un incremento del 3.9% della spesa militare, fenomeno che si protrarrà verosimilmente anche nei prossimi anni. E se la spesa militare si attestava sull’1.85% del Pil globale nel 2019, l’anno seguente è passata al 2.08%. I dati sono dell’International Institute for Strategic Studies, un centro di ricerche britannico che si occupa di analisi dei dati e fornisce da 60 anni studi e consulenze a governi, aziende e media.

«La pandemia da coronavirus – si legge nell’introduzione del rapporto The Military Balance 2021 – ha dimostrato che una sfida comune non sempre porta ad un'azione collettiva». Invece di sviluppare forme di cooperazione e collaborazione, alcuni Paesi hanno dato infatti un’accelerazione alla concorrenza, incrementando la tensione nei rapporti internazionali – legata anche al posizionamento delle varie potenze sullo scacchiere di diverse crisi (Libia Siria, Yemen e Etiopia, le crisi in Ucraina, Sahel, Nagorno-Karabakh) – e spingendo soprattutto alcuni grandi attori come Usa e Cina ad aumentare la spesa in armamenti o per la Difesa. Inoltre, segnala il rapporto, la pandemia ha costretto gli eserciti a uno sforzo aggiuntivo: si pensi, per esempio, al coinvolgimento dell’esercito dispiegato per presidiare zone rosse, quarantene e coprifuoco; oppure al personale sanitario militare impegnato nei drive-in o nei centri vaccinali.

«Mentre la pandemia disarma i bilanci dello stato e inaridisce i portafogli dei più, c’è un mondo che lussureggia gonfiandosi di dobloni. È quello militare», commenta Gianni Ballarini sul sito dei comboniani Nigrizia: «Se sono tempi spinati per gli investimenti in sanità e istruzione e di cinghie ulteriormente strette per gli impoveriti, i mercati militari si confermano uno stonato registratore di logiche predatorie e ciniche».

«La supremazia militare vale anche in tempo di coronavirus», conclude Nigrizia ricordando gli impegni del nostro Paese in ambito Nato ad accrescere ulteriormente la spesa militare futura nonché la pronta adesione del ministro alla Difesa (il 23 febbraio scorso), Lorenzo Guerini, all’accordo con 13 paesi Nato e con la Finlandia per l’acquisto congiunto di «missili, razzi e bombe che hanno un effetto decisivo in battaglia aerea».

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