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"Non spegniamo le luci sulla strage in Congo!". Una petizione

È buio pesto nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo, ormai note alle cronache italiane dopo l’attentato che ha ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, la guardia del corpo Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. Da decenni «è calato il buio sulla democrazia, sui diritti, su quello primario della vita, su quelli essenziali come la salute, il cibo e l’istruzione. Ma, soprattutto, è calato il buio sulla pace». Su Change.org, don Luigi Vizzini e altri sacerdoti di Rosolini (Comune in provincia di Siracusa), hanno lanciato una petizione per chiedere al governo italiano, alle istituzioni europee e all’Onu di tenere accesi i riflettori sulla strage in Congo.

La petizione denuncia «il buio della menzogna, soprattutto in Occidente, dove si spacciano per scontri etnici e tribali i conflitti foraggiati da famelici stati confinanti, da multinazionali senza scrupoli, da governi permeabili ad ogni tipo di corruzione; tutti interessati soltanto a rapinare le enormi ricchezze che offre questo territorio: oro, diamanti, coltan, zinco, uranio, argento, petrolio e molto altro». E il «fiume di sangue» che scorre in Nord e Sud Kivu o in Ituri rappresenta «una sorta di effetto collaterale» di fronte al quale tutti si voltano dall’altra parte.

«È il buio dell’indifferenza», affondano i sacerdoti nella petizione. L’ambasciatore Attanasio, a detta di molti, si è sempre dimostrato attento e premuroso nei confronti dei più poveri e deboli del Congo. «Oggi la fiammella di Luca è stata spenta – si legge ancora nel testo – spazzata via dalla stessa violenza che ci ostiniamo a non vedere, ma la luce è rimasta e, anzi, è diventata più forte». E proprio per tenere viva quella luce, in memoria dell’ambasciatore e dei milioni di congolesi che hanno perso la vita negli ultimi decenni, la petizione chiede «con forza di strappare i veli di ipocrisia e di finta compassione che nascondono lo scandalo, sempre più intollerabile, di una popolazione sopraffatta dalle violenze e dai soprusi».

Tra le altre cose, la petizione chiede in particolare: di prendere atto «del fallimento della missione di pace delle Nazioni Unite» e di cambiarne «le regole d’ingaggio» per garantire protezione delle popolazioni locali; di «condannare e sanzionare duramente le aggressioni costanti e mirate da parte degli Stati confinanti» (Ruanda, Uganda e Burundi); l’istituzione di «un Tribunale Penale Internazionale che consenta ai congolesi di vedere ristabilita la verità e la giustizia sui tanti crimini che hanno insanguinato la loro terra»; un maggior controllo a livello europeo di società e imprese che estraggono o commerciano “minerali insanguinati”; un mobilitazione per condannare fermamente «ogni forma di violenza sulle donne, consapevoli che sono loro le principali vittime di territori in mano a centinaia di bande e gruppi mercenari e che senza di loro saltano gli equilibri familiari e si disintegrano le comunità».

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