
Balcanizzazione dell’Est Congo: "Nigrizia" punta il dito sul regime ruandese
Le province orientali della Repubblica Democratica del Congo sono balzate agli onori delle cronache italiane dopo l’agguato del 22 febbraio scorso che ha portato alla morte l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. In realtà, da decenni quella regione, tra le più ricche del pianeta, è terreno di contesa per bande armate, milizie paramilitari, multinazionali senza scrupoli ed eserciti dei Paesi confinanti, in un tentativo di «balcanizzazione» funzionale all’estrazione e alla commercializzazione di minerali preziosi come l’oro o strategici come il coltan e il cobalto, fondamentali per l’industria hi-tec. Di questo caos senza fine, denuncia il mensile dei missionari comboniani Nigrizia, «il Rwanda tiene le fila», tant’è che «un omicidio così pesante non può avvenire senza il via libera di Paul Kagame, alla testa del Rwanda dal 1994».
Messo da parte l’omicidio Attanasio, nelle province del Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri si continua a uccidere. E anche questo dimostra che «se ci fosse davvero una volontà politica, nazionale e internazionale, la soluzione si sarebbe già trovata da molto. Come è possibile che la forza della Monusco (contingente di caschi blu dell’Onu composto da 17.500 soldati) non arrivi a fermare questi crimini?».
Nigrizia rilancia la proposta del premio Nobel per la pace 2018, il dottor Denis Mukwege – definito “il medico che ripara le donne” che vive e lavora a Bukavu (Sud Kivu) – il quale «ha proposto un Tribunale penale internazionale per la Rd Congo. Da quel momento ha ricevuto minacce di morte perché ha messo il dito nella vera piaga. L’unico modo per fare davvero nomi e cognomi e portarli sul banco degli imputati. Per aprire finalmente gli occhi sul sistema di potere costruito nel cuore dell’Africa e funzionale alla ricchezza occidentale: il regime rwandese di Paul Kagame».
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