
Iriad Review: Povertà e provincialismo dell’informazione italiana in tempo di pandemia
Si parla di “Pandemia, informazione e dintorni” sull’ultimo numero di Iriad Review, periodico online di informazione dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, diretto da Maurizio Simoncelli.
Nell’editoriale, il direttore racconta che, a fronte di un leggero calo delle esportazioni di armamenti, probabilmente legato alla crisi sanitaria globale, in molte aree del pianeta – come lo Yemen, la Siria e la Libia – si continua a combattere. E lo si fa con armi sempre più sofisticate, che godono oggi degli sviluppi delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. I cambiamenti climatici, poi, non si fermano davanti alle pandemie e continuano a desertificare, sciogliere ghiacciai e provocare disastri ambientali.
«Eppure – denuncia Simoncelli – in Italia l’informazione dei maggiori mass media, già precedentemente limitata, da oltre un anno si svolge su due binari principali: la pandemia nelle sue varie sfaccettature e le vicende politiche interne, trascurando significativamente ciò che accade in altri ambiti nel resto del mondo». Scossa di tanto in tanto da eventi eclatanti, come l’assalto dei trumpiani a Capitol Hill o l’attentato omicida contro l’ambasciatore Luca Attanasio nell’Est Congo, vessato da una guerra drammatica, ignorata per decenni dai media.
«Mentre l’informazione sul quadro internazionale langue» e si dimostra sempre più superficiale e provinciale, sottolinea il direttore, «contemporaneamente siamo presenti in decine di missioni militari nel mondo. Stiamo andando ora nel Sahel in Mali nell’ambito della missione Takuba a guida francese con nostri 200 militari, nell’ambito di uno scenario complicato e pericoloso».
Il precipitato di tanta povertà informativa è dimostrato, per esempio, dalla «diffusa ignoranza da parte della popolazione italiana della presenza delle bombe nucleari B61 sul nostro territorio nazionale e della decisione del governo di non firmare il Tpnw, il Trattato che mette al bando le armi nucleari». Eppure «gli italiani, se intervistati in merito, tendono a rispondere rifiutando decisamente le armi nucleari. La società civile appare più sensibile dei governi, nonostante la carenza informativa».
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