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Tra soprannaturale e post-teismo: il dibattito continua

Tra soprannaturale e post-teismo: il dibattito continua

Tratto da: Adista Documenti n° 15 del 24/04/2021

DOC-3124. ROMA-ADISTA. Ha creato molto dibattito la riflessione sul post-teismo a cui Adista ha dato spazio recentemente, con i documenti sul tema introdotti da Claudia Fanti, in particolare la riflessione di Federico Battistutta, ricercatore indipendente nel campo del religioso contemporaneo, coordinatore della comunità di ricerca “libero spirito” (www.liberospirito.org) nonché la presentazione della versione spagnola del volume Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana che, nel 2016, ha rappresentato il frutto di una collaborazione tra Il Segno dei Gabrielli e Adista, ha contribuito a diffondere in Italia il cosiddetto paradigma post-religionale (Adista Documenti n. 6/21). Entrambi i documenti documentano la riflessione sul paradigma post-religionale, inteso – spiegava Fanti – «come invito ad andare al di là delle religioni così come le conosciamo, con i loro miti e i loro dogmi, con le loro dottrine e i loro meccanismi di sottomissione e di controllo », superando l'immagine teistica di Dio «come un essere dal potere soprannaturale e dai tratti antropomorfi e patriarcali, onnipotente e onnisciente, creatore, signore e giudice, che dimora al di fuori di questo mondo imperfetto e passeggero ed esercita il suo governo su di noi intervenendo “miracolosamente” nel dominio della natura», con tutto ciò che «tale superamento comporta rispetto ai dogmi della tradizione cristiana, anche cristologici».

A rispondere criticamente alle suggestioni innescate dai due documenti è stato in primo luogo Ermanno Arrigoni, laureato in Filosofia, dottorato in Teologia alla Facoltà di Teologia dell’Italia Settentrionale di Milano, già docente di Storia e Filosofia al liceo (Adista Segni Nuovi n. 10/21). «Proprio la risurrezione di Gesù viene messa in dubbio, se non negata, da questi teorici di un cristianesimo post-religioso, post-teistico», argomentava Arrigoni. «Viene negata la risurrezione corporea di Gesù: preferisco credere alla testimonianza personale di Paolo a ciò che scrive il vescovo Spong duemila anni dopo. Per duemila anni i cristiani hanno creduto e credono alla risurrezione corporea di Gesù, il fondamento della fede cristiana. Scrive Paolo: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1Cor 15,14). Il problema è che questi “teologi” negano il soprannaturale, ma senza soprannaturale il cristianesimo è finito». Questa teologia del post-teismo (rappresentata, tra gli altri, da Spong, Lenaers, Vigil, Villamayor), proseguiva Arrigoni, «è molto simile alla vecchia posizione razionalistica della teologia liberale tedesca che riduceva Gesù a un grande maestro di etica e nulla più. Ma senza i dati contenuti nelle più antiche confessioni di fede, che era la fede di Paolo, dei primi cristiani, la fede condivisa da duemila anni anche da personalità cristiane geniali – come Origene, Agostino, Abelardo, Tommaso d’Aquino, Galileo, Pascal, Kierkegaard, ecc. e dai profeti di oggi come don Mazzolari, don Milani, padre Balducci e padre Turoldo – il cristianesimo non esiste più. Preferisco seguire questa fede»; «La fede cristiana è questa: o prendere o lasciare».

«Affermare che per credere in Gesù di Nazareth dobbiamo prima credere al soprannaturale – controbatte ora il teologo freelance Gilberto Squizzato, giornalista e saggista – vuol dire che dobbiamo fondare la nostra fede sulla metafisica greca, anzi “credere” prima nella filosofia metafisica greca che in Gesù. Mi sembra troppo. Specialmente oggi che la metafisica, messa alle strette, mostra tutta la propria supponente debolezza e volge al declino». «Mi permetto di affermare esattamente il contrario: vincolando la fede cristiana alla credenza nel soprannaturale la si condanna a scomparire prima o poi con la metafisica». Qui, riportiamo la riflessione di Squizzato.  

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