
Sud Sudan: la comunità internazionale incalza il governo di transizione
In vista del 9 luglio prossimo, giorno in cui il Sud Sudan celebrerà i dieci anni di indipendenza, rappresentanti di alcuni Paesi europei e americani hanno inviato una lettera al governo di transizione di unità nazionale del giovane Stato africano – al presidente Salva Kiir, al primo vicepresidente Riek Machar e agli altri vicepresidenti Hussein Abdelbagi, James Wani Igga, Taban Deng Gai e Rebecca Nyandeng Garang – esprimendo «preoccupazione» per la situazione disperata di un Paese ancora tutto da costruire, che nella sua decennale esistenza ha conosciuto solo pochi mesi di pace e tanta devastazione.
Hanno firmato la lettera l’ambasciatore canadese in Sud Sudan Jenny Hill, il rappresentante speciale dell'Ue per il Corno d'Africa Alexander Rondos, l'inviato speciale francese per il Sudan e il Sud Sudan Jean-Michel Dumond, il direttore tedesco per l'Africa subsahariana e il Sahel Robert Doelger, l'inviato speciale norvegese per il Sudan e il Sud Sudan Endre Stiansen, il rappresentante speciale del Regno Unito per il Sudan e il Sud Sudan Robert Fairweather e l’inviato speciale Usa per il Sudan e il Sud Sudan Donald Booth.
I firmatari, ricordando che «l'indipendenza è stata salutata come un percorso per una vita migliore per il popolo del Sud Sudan, che avrebbe dovuto portare pace, libertà e opportunità durature», riconoscono anche che «negli ultimi dieci anni, conflitti, crisi umanitarie e instabilità hanno impedito il raggiungimento di questi importanti obiettivi». Nonostante gli accordi di pace, poi, «resta ancora molto da fare per garantire la piena e collegiale attuazione delle disposizioni sulla condivisione del potere e l'istituzione di strutture di governance funzionanti».
I membri della Troika (Canada, Francia, Germania), insieme all’Unione Europea, continuano a garantire il loro appoggio economico e politico al piccolo Paese africano, ma chiedono al contempo al governo di unità nazionale un impegno per la fine delle ostilità e per un piano di disarmo; per la tutela degli organismi umanitari impegnati nel sostegno della popolazione; per un dialogo aperto e franco con le amministrazioni locali, soprattutto nelle zone a più alta conflittualità; per una gestione delle finanze pubbliche più trasparente e soprattutto responsabile, in particolare riguardo ai proventi petroliferi; per una riforma istituzionale a 360 gradi e della gestione del potere politico, della rappresentatività, della presenza femminile in politica; per avviare un percorso giuridico di verità e riconciliazione in concerto con l’Unione Africana ecc. (tutti i punti della lettera nel testo originale).
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