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Approvare senza modifiche il Ddl Zan: un appello

Approvare senza modifiche il Ddl Zan: un appello

Una Lettera aperta, promossa dal portale su fede e omosessaulità Gionata e sottoscritto da numerosi gruppi, associazioni, cristiane e non, ma anche da singoli cittadini (qui la lista aggiornata delle firme), che chiede alle senatrici e ai senatori italiana un voto favorevole, il prossimo 13 luglio, al Ddl Zan così come presentato, senza modifiche. La lettera aperta sarà spedita, corredata di tutte le firme, via email il 10 luglio prossimo, a tre giorni dal voto. Per questo, chi intendesse partecipare, può inviare la propria adesione (individuale o di gruppo) a gionatanews@gmail.com entro venerdì 9 luglio.

Riportiamo di seguito l'appello con la presentazione del portale Gionata.


Il ddl Zan arriva finalmente in Senato dopo una discussione e una contrapposizione politica che spesso ha perso di vista la finalità di questa proposta di legge che vuol permettere, anche in Italia, la “prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza” causate dall’omotransfobia, dalla misoginia e dall’abilismo (la discriminazione nei confronti delle persone disabili).

Come come cittadini, credenti LGBT e loro genitori, gruppi, associazioni cristiane e non, ed operatori pastorali che conoscono da vicino la condizione delle persone LGBT+ abbiamo deciso di lanciare un ultimo appello ai nostri rappresentanti che siedono in Senato per spiegargli perché consideriamo importante approvare, senza modifiche, questa legge.

Chi vuole sottoscrivere questo nuovo appello può inviare, entro venerdì 9 luglio 2021, il proprio nome e cognome o il nome della realtà associativa che vuole sottoscriverlo a: gionatanews@gmail.com. Il 10 luglio provvederemo a diffonderlo via email a tutte le Senatrici e i Senatori della Repubblica Italiana completo di tutte le firme raccolte.

Onorevoli Senatrici e Senatori della Repubblica Italiana,

come cittadini, credenti LGBT e loro genitori, gruppi, associazioni cristiane e non, ed operatori pastorali che conoscono da vicino la condizione delle persone LGBT+ riteniamo che il Parlamento italiano debba approvare al più presto il disegno di legge Zan per la “prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sullorientamento sessuale, sullidentita? di genere e sulla disabilita?”.

Consapevoli della complessità del tema in oggetto e delle perplessità espresse anche in ambito ecclesiale, tuttavia riteniamo che uno stato laico debba comunque rispondere ad un urgente bisogno di tutela di tutte le persone, comprese le persone LGBT+. In questo caso riteniamo che il ddl Zan sia al momento lo strumento più adeguato.

In Italia dal 2013 ad oggi sono state registrate già ben 1285 vittime della violenza dell’omotransfobia, di cui 191 solo quest’anno (Dati aggiornati al 5 luglio 2021 tratti da www.omofobia.org). Siamo dell’opinione che la mancata approvazione del ddl, per queste persone e per la società italiana, certamente comporterebbe un danno molto maggiore rispetto agli eventuali inconvenienti, su cui si potrà intervenire in seguito grazie ad un confronto schietto e fecondo.

In particolare siamo convinti che le varie definizioni presenti nell’art. 1, circa “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e, in particolare, “identità di genere” siano opportune, pur nella loro complessità; come complessa è la realtà esistenziale che descrivono. Raccogliere tutti questi significati nell’unico concetto di “sesso”, come suggerito da un noto costituzionalista, non renderebbe giustizia alla realtà diversificata delle persone che il ddl intende tutelare.

In particolare riteniamo che sia da confermare la dicitura “identità di genere”, compresa la sua definizione, perché possa davvero essere rappresentata la realtà delle persone transessuali che abbiano o meno concluso il percorso di transizione.

Conosciamo queste persone e i loro familiari, e per questo possiamo affermare che, considerare il sesso biologico attribuito alla nascita come l’unica possibilità per loro di identificare se stesse, pensare quindi che la percezione di sé non definisca anch’essa oggettivamente la realtà esistenziale del soggetto, rappresenta per noi una grave offesa alla persona; spesso vissuta come violenza, fino al suicidio.

Le persone transessuali esistono, anche per l’ordinamento giuridico italiano almeno fin dalla sentenza n. 161 del 1985 della Corte Costituzionale; nonché la sentenza 221 del 2015 in materia di rettificazione di attribuzione di sesso.

Poi, circa il paventato pericolo di limitare la libertà di espressione, riteniamo che l’art. 4 offra a chiunque sufficienti garanzie, tra l’altro già assicurate dalla Costituzione.

Circa l’art. 7, che non intende altro che promuovere una educazione al rispetto di ogni persona nella sua diversità affettiva e sessuale, a nostro parere non introduce nessuna dittatura ideologica: l’attenzione alle circostanze concrete di tempo, luogo, opportunità e risorse espressa nello stesso articolo, fa della giornata del 17 maggio una vera occasione di educazione al rispetto sociale per le generazioni più giovani.

Ecco perchè come cittadini, credenti LGBT e loro genitori, gruppi, associazioni cristiane e non, ed operatori pastorali che conoscono da vicino la condizione delle persone LGBT+, riteniamo in coscienza di dover dare la nostra convinta adesione al disegno di legge così come è stato proposto dall’onorevole Alessandro Zan, primo firmatario.

Con stima, i sottoscrittori.

 

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