Il Mediterraneo è in fiamme. E l’Europa è assente
Tratto da: Adista Notizie n° 30 del 07/08/2021
40768 ROMA-ADISTA. Come nel 2011, anche in questo 2021 tutto comincia di nuovo in Tunisia? La domanda potrebbe apparire legittima, vista la gravità della crisi economica in tantissimi Paesi della sponda sud del Mediterraneo e il triste primato che la Tunisia detiene per la cura del Covid, solo il 7% di vaccinati, il dato più basso in tutto il continente africano. Se a questo si aggiunge che negli ultimi mesi si sono susseguiti cinque ministri della salute si capirà che la Tunisia non ha una politica sanitaria e la sua economia precipita, con una contrazione del PIL dell’8,2%. C’è il disastro economico-sanitario alla base della crisi tunisina e della mossa para-golpista del Presidente Kais Saied. Ma la sua azione è stata politica: espressione del fronte laico, Saied ha chiuso un Parlamento e sostituito ministri espressioni dell’Islam politico, tutti vicini ai Fratelli Musulmani. È del 29 luglio la nomina del primo ministro Ridha Gharsallaoui, già commissario di polizia, poi consigliere per la sicurezza nazionale. È per questo che è stato attaccato dal fronte politico pro-fratellanza, Turchia, Qatar, Libia e sostenuto dal fronte opposto, cioè Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti. Questo toglie ai fatti tunisini il potenziale di un “nuovo inizio”, salvo che nei prossimi sviluppi il popolo tunisino non trovi nuovamente la capacità di esprimere se stesso, la sua anima, come fu nel 2011.
Guerre dentro l’Islam
Può accadere, ovviamente, ma una politica ormai defunta (che finge un confronto tra islamisti e laicisti) ha sin qui dato questo sapore ad azioni e reazioni. L’infezione è fuori controllo in quasi tutti questi Paesi, ma nessun governo, di un orientamento o dell’altro, pare attivo nel contenerla. Dunque i fatti tunisini, che riguardano un popolo stremato e un’economia al collasso, che perde ormai anche le risorse del turismo, segue un’altra logica: impedire che la Tunisia cada nell’asse della Fratellanza, oggi guidato da Erdogan. Contenere l’espansionismo turco: questo agita i sonni dei leader anti-Fratellanza a Riad, al Cairo. È la guerra nella guerra. La prima guerra, la “guerra madre”, è quella che chiamiamo tra sunniti e sciiti e che sarebbe più giusto chiamare tra monarchie del Golfo e Iran. L’espansionismo iraniano è evidente in Iraq, Yemen, Siria, Libano. In Libano, dove c’era il solo ceto medio arabo, questo espansionismo ha bloccato il governo da un anno, per tenere il Libano come carta di scambio nel complesso negoziato sul nucleare tra Iran e Stati Uniti. Con una valuta crollata da 1.500 lire libanesi per un dollaro a 22.000 lire libanesi per un dollaro, con le farmacie senza più farmaci, “l’asse della resistenza”, coadiuvato dal presidente cristiano Michel Aoun, tiene il Libano nella paralisi perché va usato per altro. L’altra faccia di questa guerra è lo Yemen, dove da anni i sauditi sono impegnati nella “guerra inutile” per fermare Teheran. Ma dentro questa “guerra madre” c’è l’altra guerra, quella tra sunniti e sunniti. Se le comunità sciite sono state milizianizzate da Teheran, non altrettanto può dirsi per quelle sunnite. I turchi, sunniti, si sono impossessati della Fratellanza Musulmana e con l’appoggio del Qatar la usano contro i sauditi, sunniti anche loro, ai quali vogliono togliere la leadership confessionale e il controllo di quel vasto mondo. Ecco perché la Tunisia, per costoro, conta. Per evitare che scivoli verso Ankara insieme alla vicina Tripoli, o per tenerla ancorata al Cairo e quindi a Riad. Cosa accada intanto con il Covid nelle strade già normalmente infette del Cairo nessuno lo sa e pochi se lo chiedono.
La scomparsa dell’Europa e i negazionismi
Questo collasso della politica, nel totale disprezzo per la vita dei “sudditi”, di cui la Siria degli Assad è la somma riprova planetaria, ha trasformato la politica in una minaccia contro la popolazione, sia da una parte che dall’altra. Un’analisi “fredda” potrebbe fermarsi qui, ma siccome questo è il nostro contesto, il nostro habitat, va registrato il peso della nostra assenza, come Europa. L’Europa per molti protagonisti di questa vita islamo-mediterranea è stata un incubo colonialista, o un sogno di libertà. Oggi è un ricordo. Immersa nel suo confronto con il nuovo negazionismo, quello che parla di dittatura sanitaria, non si interroga sul duro contrasto tra popoli che non hanno il vaccino e popoli che lo tengono in un cassetto per chi non lo vuole, i no vax. L’Europa vive il suo incubo di negazione della storia, della realtà: è già successo con precedenti negazionismi. Così diviene lecito il timore che la politica araba, defunta in cupio dissolvi che vedono tutti, stia esportando il virus in cui si è trasformata in Europa. Perché la politica, quando muore, sopravvive a se stessa denunciando a gran voce “complotti”, cioè quel che è stato negli ultimi anni nel mondo arabo e oggi sembra stia prevalendo da noi. Non servirebbe a tutti un’altra politica, quella consapevole che in un contesto malato nessuno può essere sano?
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