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Dibattito sul post-teismo. L'intervento di un lettore di Verona

Dibattito sul post-teismo. L'intervento di un lettore di Verona

Il tema del post-teismo trova ormai da tempo spazio sulle pagine di Adista (qui il link all'ultimo numero di Adista Documenti, interamente dedicato). Nel dibattito molto vivace che si è sviluppato si inserisce ora l'intervento di un lettore di Verona, Enrico Bombieri. Di seguito la sua riflessione.

 

L’intervento di Vittorio Bellavite (Adista n. 28/21) mi offre l’occasione per proporre qualche riflessione.

L’autore, per come capisco, avanza alcune perplessità che girano attorno al ‘post-teismo’. In particolare: 1) questo nuovo approccio teologico potrebbe  “concludersi in una sensibilità di tipo panteistico” e indurre una “religione del vuoto”, invece che sfociare “in una specie di altra credenza (ateismo, agnosticismo); 2) il superamento della concezione “personalistica di Dio” sarebbe in contraddizione con le affermazioni evangeliche nelle quali Gesù si relaziona con Dio chiamandolo Padre; 3) nella direzione di “oltre le religioni” si creano le motivazioni in base alle quali si riduce o scompare “la dimensione comunitaria di quanti vivono da credenti…”.

Mi pare che il nocciolo della questione e dei problemi suscitati ruoti attorno alla risposta che diamo ad una semplice, ma fondamentale domanda: “chi sono io; chi è l’uomo”. Nell’ottica teista, è presto detto: “siamo creature uscite dalle mani di Dio…”. Dio è un artigiano che modella un essere al quale infonde ‘da fuori il suo soffio. E poi è successo quello che è successo, come si legge nel catechismo. In questa ‘visione’ [immagine mitologica] Dio è il totalmente Altro, di fronte al quale alla creatura [per semplificare] non resta che obbedienza. Anche amore, ma sempre un amore verso l’Altro. Anch’io ho delle riserve nei confronti del “oltre dio”. Ho l’impressione che molti dei tentativi messi in atto non siano altro che una riverniciatura di un mobile di antiquariato. Ritengo che non è questione semplicemente terminologica, ma qualcosa d’altro; chiama in campo non solo ‘l’io’ dell’uomo, ma ‘il volto di Dio’.

Il postulato di base condiviso, almeno lo spero, è, anzitutto, che di Dio non possiamo dir nulla, se non per analogia e simboli. Io, personalmente ,accetto questo dato di fatto. E perciò ritengo tutte le filosofie e le teologie semplici costruzioni della mente; non attingono ‘il Reale’ (Dio).anche le scritture sono costruzioni umane, non certo dettate né suggerite [come potrebbero esserlo?]da Dio stesso. Sono altresì profondamente ‘convinto’ che NULLA è FUORI di Dio e che perciò NULLA è fatto per così dire di un’altra pasta “siamo della sua stirpe, della sua natura, DIVINI” come afferma Paolo. Stando così le cose ‘l’io come entità separata’ è semplicemente una illusione ottica” (Einstein). La fede, allora, non consiste nell’aderire ad un sistema di “nuove” credenze (teiste o post-teiste, che sarebbe indifferente) ma “nel riconoscimento che in ultima analisi, dobbiamo ‘arrenderci’ a una fonte di vita, a un Sé oltre l’ego, che giace al di là delle definizioni del pensiero e del controllo dell’azione” (Eckhart Tolle).

A questo punto il timore di ‘panteismo’ è puramente accademico [chi sarebbe così stolto da credersi Dio?]; le asserzioni su un dio personale\impersonale assolutamente ininfluenti [Dio NON è una PERSONA, me nemmeno È PERSONA]; la sussistenza o meno della dimensione ‘comunitaria’ [dimensione universale-non semplicemente umana] nemmeno si pone.

Ma per non essere solamente critico aggiungo una suggestione: accettiamo semplicemente di non “conoscere” Dio, la Realtà ultima, il Logos, il Tao, Brahman, Jahvè, Allah… così aboliremo tutti gli scismi, che non hanno ragione di esistere [in relazione a che cosa sarei scismatico o eretico se nessuno conosce Dio?], tutte le guerre di religione, tutti i missionari, i detentori della Verità e della Moralità… Perché non riscoprire la vocazione fondamentale di ogni religione: quella di introdurci alla “conoscenza” dell’INCONOSCIBILE? Sarebbe la più bella conversione, la più liberante notizia, la più cattolica teologia.

Enrico Bombieri

 

*Foto tratta da Pixabay.com, immagine originale e licenza

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