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Cominciato il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi

Cominciato il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi

TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Con il culto di apertura del pastore Winfrid Pfannkuche ha preso il via a Torre Pellice, domenica 22 agosto, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi.

Il sermone sull’inno all’amore, dalla lettera di Paolo ai Corinzi, ha evidenziato “la via per eccellenza” indicata dall’apostolo. In greco, “iperbolen”. L’iperbole, ha detto il pastore Pfannkuche: “Sì: la passione, l’entusiasmo, la bellezza, l’arte, la vitalità mediterranea. Non è solo una via giusta, retta, dritta, sobria, modesta, politicamente corretta. Neppure solo una via secondaria, provinciale, nascosta ai più, per esperti, una nicchia, una via segreta fuori dal grande traffico. Mai può essere una scorciatoia o una circonvallazione. Ma la via per eccellenza. Sì, esiste un protestantesimo che non perde di vista la passione, la bellezza e l’arte”. Il pastore ha parlato anche della vocazione della chiesa, “in questo mondo in cui tutto ha il suo limite, il suo tempo, tutto è precario, passeggero, mortale”. Tutto viene meno. Tuttavia, ricorda Pfannkuche, c’è una “profezia”, come quella nella predicazione dell’inno all’amore di Tullio Vinay, che 70 anni fa aveva inaugurato il Centro Ecumenico di Agàpe. Una profezia che “ha lasciato un profondo segno nella biografia di tanti e tante. Un’esperienza di amore dopo l’assoluto venire meno di tutto della seconda guerra mondiale. È venuta meno? La nostra spiritualità, la nostra forza positiva e propositiva, sì, sono venute meno in questi anni. Certo, siamo in buona compagnia di tutte le creature, gemiamo insieme a loro: anche la biodiversità, gli animali, le stesse lingue in senso proprio, in buona misura sono minacciate dall’estinzione. Sì, certo, anche le nostre chiese, in questi anni, sono venute meno”. La via è, dunque, “Rileggere, anzi ritrovarsi nell’inno all’amore e ripartire da qui, oggi”. È una scelta che “comporta una cosa: smettere di ragionare come bambini che vogliono tutto e non rinunciano a niente”. E, sempre per dirla con Tullio Vinay: “Quale costruzione sarebbe oggi il nostro Amen! all’inno all’amore?”. Il pastore tenta una risposta teologica e diaconale: “Lo scopriremo solo vivendo, camminando, discutendo insieme. Forse, come l’apostolo, possiamo solo mostrare una via, questa via, e costruire sulla via di questa parola per eccellenza”. È una sfida che richiede coraggio e umiltà. “Sgonfiare il proprio io, rinunciare a sé stessi, rimane sempre più grande di ogni altra sfida che troviamo sul nostro cammino. La sfida per eccellenza. La nostra priorità: l’amore che richiede sempre una decisione, una scelta chiara. Di questa via per eccellenza sappiamo che alla fine qualcosa dura, rimane. Camminando insieme su questa via, qualcosa di noi rimane: la fede, la speranza, l’amore”.

Durante il culto, è avvenuta la consacrazione di Gabriele Bertin al ministero pastorale e di Monica Natali al ministero diaconale.

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