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La Turchia bombarda un altro villaggio cristiano in territorio curdo

La Turchia bombarda un altro villaggio cristiano in territorio curdo

Bombardati dai caccia della Turchia, gli abitanti del villaggio assiro-cristiano di Tal-Tawil (o Beni Roumta), nel governatorato di al-Hasakah (nordest della Siria) hanno avuto le case distrutte o gravemente danneggiate. Non si registrano vittime o feriti fra la popolazione civile, che è riuscita a fuggire poco prima dell’attacco, informa AsiaNews. Nelle scorse settimane i caccia avevano colpito altre cittadine cristiane: Qamishli, Tal Gerebet e Ain Issa. Fanno tutte parte della regione - i cui cittadini si riconoscono nella Chiesa Apostolica Cattolica assira d'Oriente - che si è sviluppata lungo le rive del fiume Khabur, zona da tempo teatro di raid e offensive aeree nell’ambito della guerra voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan contro i curdi in Siria e nel vicino Iraq.

«Ankara – ricorda AsiaNews – rivendica la legittimità delle operazioni militari con il proposito di sventare la minaccia costituita dalle milizie curde Ypg (le Unità di Protezione Popolare, alleate con il Pkk) e creare una zona sicura oltreconfine. L’obiettivo è quello di assicurare il ritorno di circa tre milioni di profughi accolti in passato da Ankara, in nome della cosiddetta “fratellanza musulmana”, ma che oggi risulta insostenibile a causa della crisi economica. In realtà Erdogan teme la nascita di uno Stato curdo lungo la propria frontiera e fa di tutto per impedire la realizzazione del progetto, sfruttando il pretesto della lotta al terrorismo».

Secondo Elias Antar Elias, leader dell’Assemblea popolare assira nella regione di Jazira, la nuova ondata di attacchi turchi nella zona al confine fra Siria e Iraq, dopo quelli avvenuti nel giugno e nel settembre 2020, ha causato una nuova massa di sfollati, simile a quella che si era già registrata nel 2015 quando la popolazione locale era stata costretta a fuggire per l’avanzata dello Stato islamico. Il leader cristiano assiro, in un’intervista rilasciata ad AINA (Assyrian International News Agency, ha definito «barbari» gli attacchi della Turchia che “non ne ha abbastanza delle distruzioni causate alle città siriane, da Afrin fino a Jarablus», che «non si differenziano molto da quelle provocate dall’Isis nel 2015». Egli auspica infine una rinnovata unità «con le nostre forze militari a difesa della regione, perché questa terra è nostra e siamo pronti a combattere» per respingere «qualsiasi aggressione che può minare la nostra esistenza».

* Rovine dell'antica città e sede episcopale di Seleucia-Ctesifonte della Chiesa  d'Oriente da cui si è staccata la Chiesa Assira d'Oriente. Foto di Al Iraqi 1959, trtta da Wikpedia, immagine originale e licenza

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