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Mediterraneo, tra pandemia e crisi climatica. La dichiarazione finale del Festival di Sabir

Mediterraneo, tra pandemia e crisi climatica. La dichiarazione finale del Festival di Sabir

Il 30 ottobre si è chiusa a Lecce la VII edizione del “Festival di Sabir”, dal titolo “Le frontiere dei diritti e la pandemia”, rassegna di eventi e incontri promossa da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli, Cgil e con la collaborazione di Asgi, Carta di Roma, A Buon Diritto. Il Festival – grande occasione di incontro tra persone migranti e rifugiati, esponenti della società civile italiana e internazionale, politici e rappresentati istituzionali – ha contato quest'anno 500 partecipanti in presenza e oltre 1000 partecipanti alle dirette online su Facebook e Zoom.

La crisi pandemica, la crisi climatica, le crisi politiche e la violenza nel mondo hanno provocato nel 2021 «un esodo forzato» di milioni di persone. Il Festival di Sabir raccoglie la sfida e intende contribuire a costruire alternative alla cultura del profitto e dello scarto a partire dalla società civile, avviando «un processo aperto e partecipato con l’obiettivo di costruire una piattaforma che riunisca le reti e i soggetti impegnati sul piano nazionale e internazionale a contrastare le politiche discriminatorie dell’Unione europea».

Pubblichiamo di seguito la Dichiarazione finale dell'edizione 2021.


Dichiarazione finale della VII edizione di Sabir, Festival diffuso delle culture mediterranee

Lecce, 30 ottobre 2021

Il 2021 è stato un anno drammatico e complesso sia per le conseguenze della pandemia, ancora tragicamente presente nelle vite degli esseri umani, che per le tante persone che hanno subito e continuano a subire violenze e persecuzioni in tutto il mondo, così come le conseguenze devastanti della crisi ambientale.

Il Mediterraneo è una delle regioni del mondo intorno alla quale si concentrano tante delle criticità e delle contraddizioni di un modello di sviluppo diseguale che, oltre a compromettere pesantemente l’equilibrio e il futuro del pianeta, produce povertà, discriminazioni e diseguaglianze.

È necessario costruire alternative partendo dalla società civile, dalle sue organizzazioni e da relazioni orizzontali tra comunità locali e il Festival Sabir è un contributo in questa direzione.

Uno spazio di socializzazione e confronto internazionale che intende essere una occasione per le tante persone che non vogliono arrendersi alla normalità dell’ingiustizia, ad una cultura e ad una economia che considerano troppo spesso le persone numeri, sacrificabili sull’altare del profitto e degli egoismi degli Stati e dei grandi gruppi economici e finanziari.

La crisi afghana ha messo ben in evidenza quante e quali sono le contraddizioni delle politiche che in questi ultimi anni hanno caratterizzato le scelte dei governi, in particolare di quelli dell’Unione Europea.

Il Patto Europeo su immigrazione e asilo è il tentativo esplicito di cancellare il diritto d’asilo e di criminalizzare l’immigrazione.

La proposta presentata dalla Commissione nel settembre 2020 sceglie come strumento principale per impedire alle persone di entrare regolarmente sul territorio dell’UE l’esternalizzazione delle frontiere e del diritto d’asilo, cancellando in questo modo i principi normativi europei in materia di diritti umani e molti di quelli contenuti nella legislazione internazionale e nelle costituzioni nazionali.

Il Festival Sabir e l’assemblea finale intendono proseguire, con questa dichiarazione, un processo aperto e partecipato con l’obiettivo di costruire una piattaforma che riunisca le reti e i soggetti impegnati sul piano nazionale e internazionale a contrastare le politiche di esternalizzazione dell’Unione Europea.

La preoccupazione per la direzione sbagliata e tragica che i governi stanno prendendo in materia di diritto dell’immigrazione e dell’asilo ci impone di ricercare un terreno unitario, il più ampio possibile, che possa anche trovare, per essere più efficace, una sponda nelle istituzioni internazionali e nazionali, nonché tra le comunità del mondo dell’immigrazione e dei rifugiati.

Tutte le iniziative di pressione e mobilitazione rivolte alle istituzioni europee e alle diverse istituzioni nazionali necessitano di un terreno comune, di una convergenza che determini concretamente una inversione di marcia nelle scelte concrete dei governi.

Non vogliamo e non possiamo più assistere alle morti in mare, ai respingimenti lungo la rotta balcanica e alla frontiera tra Bielorussia e Polonia, né tanto meno alla chiusura di ogni via d’accesso al diritto d’asilo in Europa.

Ciò che auspichiamo è che l’alternativa si costruisca dall’analisi concreta, aprendo canali di d’accesso legale, valorizzando ed ampliando quelli già sperimentati, effettuando operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale ora a carico solo delle ONG, valorizzando le tante forme di solidarietà alle nostre frontiere. Sono tutte iniziative volte a determinare una alternativa alle politiche europee in materia di immigrazione e asilo, a partire dalle quali si può costruire una alleanza di società civile per un Patto Europeo per i Diritti e l’Accoglienza con un confronto stabile tra la dimensione nazionale delle vertenze e quella europea, anche con il coinvolgimento di quei parlamentari, nazionali ed europei, che vorranno contribuire a determinare un cambiamento reale.

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