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Una fiera in Egitto

Una fiera in Egitto

Oggi, su "Mosaico dei giorni", Tonio Dell'Olio riprende la notizia della fiera delle armi che si sta per svolgere al Cairo cui parteciperà con grande sfoggio l'Italia (v. il post di Antonio Mazzeo sul nostro sito). Ecco perché, deduce Dell'Olio, il nostro governo sui casi di Regeni e Zaki ha le mani legate.

Di seguito la sua breve riflessione.

 

Sul sito web www.egyptdefenceexpo.com chiunque può vedere e prendere nota dei 400 espositori che andranno a mettersi in bella mostra dal 29 novembre al 2 dicembre in una fiera de Il Cairo. Non è chiaramente specificato che si tratta di un'esposizione di strumenti di morte, ossia di sistemi d'arma efficienti e distruttivi. Ai più curiosi non sfuggirà che Fincantieri, azienda a maggioranza di capitale pubblico, figura come headling sponsor, ovvero il principale sponsor straniero, e che altre 13 aziende espongono questi prodotti dell"orgoglio italico". A chi fa notare che nelle prigioni di quel Paese viene detenuto ormai da due anni un giovane studente dell'Università di Bologna e che non si conosce la data del processo, né le reali accuse che gli vengono mosse, la risposta può essere che non vi è correlazione tra la vicenda di Patick Zaki e questa kermesse. A chi obietta che questo impegno commerciale italiano compromette l'esigenza giusta e sacrosanta dei genitori di Giulio Regeni e di tutte e tutti coloro che credono nella democrazia e nel valore della vita umana, di avere giustizia e verità, io risponderò che purtroppo il sospetto era forte e che ora ne abbiamo la prova pubblica che lega le mani al governo italiano. Ma sappino lorsignori che c'è un popolo intero che non si piega alla logica del business is business.

*Foto tratta da wikipedia.es, immagine originale e licenza

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