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L'abuso delle consorelle

L'abuso delle consorelle

Non c'è solo la pedofilia. Ma nemmeno è noto il femminismo dichiarato di tante sorelle consacrate. E, peggio, è rimasta occultata - anche dall'informazione sempre pronta a profittare degli scandali - la denuncia delle superiore degli ordini religiosi femminili che, in una società di maschi obbligatoriamente celibi, avevano denunciato violenze sessiste di colleghi maschi con specifici dossier che le superiore degli Ordini femminili avevano inviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede (senza avere mai risposta) fin dal secolo scorso. Fu sr. Maura O'Donohuea pubblicarne notizia nel 1994, quando venne a conoscenza dei fatti ed ebbe il coraggio di pubblicarne notizia sulla stampa.

Negli ultimi anni la denuncia è stata ripresacon maggior impegno ottenendo comprensione anche dal papa. E' una questione di grande interesse perché impattail misconoscimento del "genere" nelle religioni, tutte, ovviamente, patriarcali.La questione è uscita allo scoperto, sempre per le iniziative delle Superiore degli Ordini femminili, che hanno sollecitato l'attenzione del  papa,  solidale con la denuncia ("L'abuso delle religiose è un problema serio. E non solo l'abuso  sessuale,  anche  l'abuso  di  potere,  l'abuso  di  coscienza. Dobbiamo lottare contro questo") di fronte alla gravità della situazione.

Ma la questione è più complessa ed esige, proprio nell'ambito religioso, un approfondimento specifico. Infatti la figura del presbitero è carica di suggestioni che investono la psiche di chi segue le sue funzioni di celebrante, in cui la disparità uomo/donna risulta evidente. Il presbitero sa di essere un uomo - come Gesù e come i fedeli maschi - e percepisce, allo stesso modo dei fedeli maschi, l'emozione di "consacrare"; mentreè ben diversa l'emozione di una suora (che ha pronunciato gli stessi voti dei chierici), sia perché deve "ricevere" un sacramento senza poterlo mai"celebrare", sia perché riceve il suo Signore dalle mani di un uomo che lo rappresenta. Se l'uomo si sente attratto da una consacrata, ridiventa un uomo come tutti e, se si permette di seguire l'intuizione istintiva e abusa della sua superiorità "di ruolo" che trova vulnerabile la donna, è un molestatore e, peggio, un violentatore. Non sono distinzioni di poco conto e aprire la questione mostra quanto la violenza sia intrinseca al patriarcato e quanto il potere offuschi la mente dell'uomo nei confronti della donna, tanto più se clericalizzato.

Risulta pertanto significativo che l'Osservatore Romano del 23 novembre 2021 abbia recensito un libro di Salvatore Cernuzio Il velo del silenzio.  Abusi,  violenze,  frustrazioni nella  vita  religiosa  femminile,  edito da San Paolo Ed., con la prefazione di Nathalie Becquart, sottosegretaria del Sinodo dei vescovi. Natalie non ha indulgenze:"Questo  libro  di  testimonianze ci fa sentire le grida e le sofferenze di quelle di donne consacrate che sono entrate in comunità   religiose   per   seguire Cristo  e  si  sono  trovate  in preda  a  situazioni  dolorose che, per la maggior parte di loro, le hanno  portate a lasciare   la   vita   consacrata.... vittime  che non si  sono sentite accolte, rispettate, riconosciute  e ben accompagnate nella loro   comunità.   Voglio   rendere omaggio  a  queste  donne  che hanno  coraggiosamente  accettato di parlare  e dare la loro autentica testimonianza. Dobbiamo quindi ascoltarle, sentirle e prendere  coscienza..... Ma  soprattutto  cercare  il  modo  di prevenire queste possibili derive  aiutando  le comunità  religiose ad adottare uno stile sempre più sinodale.... come suggerisce il Documento preparatorio   del   prossimo   Sinodo: "Non  possiamo  nasconderci che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno. In particolare, non possiamo  dimenticare la  sofferenza  vissuta  da  minori  e  adulti vulnerabili a causa di abusi sessuali, abusi di potere e abusi di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone  consacrate.... Si tratta di ferite profonde,  che  difficilmente si rimarginano,  per le quali non  si  chiederà  mai  abbastanza perdono e che costituiscono   ostacoli,   talvolta imponenti, a procedere nella direzione del “camminare insieme”....

Nathalie insiste sulla "sinodalità" dello spirito di riscatto e riforma raccomandata da papa Francesco: In un certo senso, attraverso questo  libro  Salvatore  Cernuzio ci trasmette la percezione concreta di ciò  che la Congregazione  per  la  vita  consacrata ha chiaramente evidenziato .... la sfida di  un necessario  rinnovamento  e  di una  giusta  formazione  nell’esercizio  dell’obbedienza  e dell’autorità. La questione, incentrata sull'inammissibilità di comportamenti in cui si configurino attentati al rispetto della persona e della sua dignità a causa di un "potere" che condizione la lealtà alla vita consacrata non riguarda soltanto la differenza di genere. Non sempre le comunità religiose - anche femminili - sono coerenti con le intenzione dei voti formulati edelle attività che vi si svolgono "sotto autorità". "In alcuni casi, la collaborazione non è promossa dall’obbedienza  attiva  e  responsabile, ma dalla sottomissione infantile   e   dalla   dipendenza scrupolosa. In questo modo la dignità della persona può essere danneggiata  fino all’umiliazione.  In  queste  nuove  esperienze o in altri contesti, la distinzione  tra  il  foro  esterno  e quello  interno  non  è  sempre correttamente considerata e debitamente rispettata".

Nel contesto della modernità, "la terminologia stessa di “superiori” e “sudditi” non  è più  adeguata. Ciò  che funzionava in un contesto relazionale piramidale  e  autoritario  non  è più desiderabile né vivibile nella sensibilità di comunione del nostro modo di intendere e volersi Chiesa.

Un libro, dunque, che è conforme alla richiesta del papa per il sinodo mondiale della Chiesa in cammino. La prefazione di una donna, una religiosa che ben conosce le situazioni interne della realtà clericale, sa che le donne, appena si impadroniscono della libertà femminile, si attivano subito e sono pronte ad affrontare difficoltà senza, per ora, tentazioni di potere. A vantaggio non solo proprio, ma di tutti, uomini compresi.

 

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